L'articolo sul Web e la lite furiosa| Così lo zio ha ucciso suo nipote - Live Sicilia

L’articolo sul Web e la lite furiosa| Così lo zio ha ucciso suo nipote

Alfonso Vela, 43 anni, arrestato per l'omicidio di Dino Salvato

Alfonso Vela ha raccontato i continui contrasti con Salvato. Trovata l'arma del delitto.

PALERMO – Una lite a più round aveva scandito la giornata che si è conclusa col sangue. Le indagini della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti e coordinate dalla procura, hanno permesso di ricostruire le ultime ore di Dino Salvato, pregiudicato ucciso a 29 anni in fondo Picone, un vicolo di via Decollati. A confessare il delitto Alfonso Vela, lo zio della vittima. È stato l’uomo stesso, dopo una notte di ricerche e interrogatori, a presentarsi alla polizia e a raccontare i contrasti che sarebbero già esistiti da tempo con il nipote.

Alla base dell’omicidio ci sarebbe una furiosa discussione nata dopo la diffusione di un articolo on line che riguardava un sequestro di ferro ai danni di Vela, materiale che entrambi commerciavano. Salvato avrebbe inviato il link su internet, tramite Facebok allo zio, quest’ultimo lo avrebbe accusato di aver fatto la spia.

Il caos sarebbe già scoppiato ieri mattina, con un primo confronto tra i due “ma poi avrebbero cercato di affrontarsi più volte nell’arco della giornata – spiega Ruperti – fino a ieri sera, quando la Smart di Salvato è stata trovata a pochi metri dall’abitazione del parente, su cui abbiamo subito avuto forti sospetti”.

Vela, 43 anni, abita in una palazzina vicinissima al luogo dell’omicidio. La violenza è esplosa proprio nei pressi di casa sua, dove ha raccontato di avere impugnato una pistola e fatto fuoco. “Dopo il delitto è scappato – sottolinea il capo della mobile – ma sapeva che ormai eravamo sulle sue tracce “. Le indagini sono arrivate alla svolta grazie ad un testimone oculare. Salvato, infatti, non era da solo nella sua Smart. Con lui c’era un cugino, a sua volta pure nipote di Vela.

In fondo Picone, ieri sera, i familiari e gli amici del ventinovenne sono arrivati in massa. Il cadavere è stato circondato da decine di persone e, secondo quanto accertato dagli investigatori, qualcuno avrebbe tentato di contaminare la scena del crimine, spostando l’auto del ragazzo per non focalizzare l’attenzione sul portone che conduce all’abitazione di Vela. Il 43enne si era inoltre sbarazzato della pistola, nascondendola, ma al momento della confessione ha anche indicato alla polizia dove si trovava l’arma, una calibro 22 con matricola abrasa da cui sarebbero stati esplosi più colpi. Uno ha raggiunto Salvato alla testa e non gli ha lasciato scampo.


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