L'ascesa dei Nizza, La Causa: |"Uomini d'onore dei Santapaola" - Live Sicilia

L’ascesa dei Nizza, La Causa: |”Uomini d’onore dei Santapaola”

Lo storico reggente di Cosa Nostra catanese Santo La Causa, teste nel processo Stella Polare, racconta la scalata criminale di Fabrizio e Daniele Nizza. "Hanno il monopolio - dichiara il pentito -  del fumo a Catania"

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CATANIA – L’affiliazione alla famiglia Santapaola dei fratelli Daniele e Fabrizio Nizza sarebbe avvenuta in un appartamento di San Giovanni Galermo. A raccontare il “battesimo” criminale dei signori della droga di Librino è Santo La Causa. , L’ex reggente di Cosa Nostra catanese è teste del processo Stella Polare, nel troncone che si svolge con il rito ordinario. “Da quel momento – dichiara il collaboratore di giustizia al pm Jole Boscarino – facevano parte del gruppo della Civita”. Daniele e Fabrizio Nizza diventano uomini d’onore e entrano di diritto nell’organizzazione criminale di Nitto Santapaola. Siamo tra il 2006 e il 2007. Angelo Santapaola e Nicola Sedici non erano ancora stati ammazzati.

Il padrino di Fabrizio Nizza fu lo stesso “Santo La Causa”. A raccontarlo, durante la videoconferenza, è lo stesso collaboratore. La cerimonia sarebbe stata l’unico contatto diretto tra il padrino e il suo “figlioccio”. “Dopo non l’ho più visto”. Dichiara La Causa, che invece avrebbe avuto rapporti più stretti con il fratello Daniele. “Ho risolto anche alcuni problemi che i Nizza avevano con Angelo Santapaola”. Il cugino del capomafia Nitto non avrebbe gradito che i fratelli di Librino avessero acquisito una sorta di “monopolio del fumo a Catania”. I Nizza, infatti, avrebbero creato un rapporto diretto con gli albanesi da cui acquistavano grossi quantitativi di marijuana. Un canale unico che avrebbe permesso ai fratelli di diventare i “grossisti” dei clan catanesi per quanto riguarda il rifornimento di “erba”.

In un primo momento i Nizza “lavoravano in proprio – racconta La Causa davanti al presidente del collegio giudicante Rosanna Castagnola – nello spaccio di droga e il rifornimento del fumo. Non erano affiliati alla famiglia”. Angelo Santapaola e Nicola Sedici “non avrebbero accettato” che dei soggetti che non facevano nemmeno parte dell’organizzazione gestivano affari così grossi e avrebbero cercato di “sottomettere” i Nizza.  A quel punto sarebbe arrivata, infatti, la proposta di stipulare una sorta di partnership per “dividere” il monopolio con “il cane sciolto” e il suo guardaspalle Nicola Sedici. “Io allora sono intervenuto – aggiunge La Causa – dicendo di lasciarli lavorare perché erano amici nostri”.

E’ il periodo anche in cui Daniele Nizza (già condannato nel rito abbreviato) confida al reggente dei Santapaola la paura di perdere il monopolio del fumo, perchè a Lineri i carabinieri avevano sequestrato un carico di 500 kg di erba. Stupefacente che ancora doveva essere pagato agli albanesi. La preoccupazione era di trovare in fretta i soldi per estinguere il debito prima che i trafficanti vendessero direttamente ad altre famiglie. Per recuperare le somme necessarie Nizza avrebbe organizzato una serie di rapine.

Risolto il problema con il cugino di Nitto e ristabilito il monopolio del fumo, Daniele e Fabrizio Nizza diventano “uomini d’onore”. A settembre del 2007 Angelo Santapaola e Nicola Sedici furono ammazzati. Si creò  un vuoto nell’organizzazione. “Dopo la loro morte – spiega La Causa – ci riunimmo: si doveva decidere come agire per recuperare tutte le entrate gestite dai due. Decidemmo di affidarne alcune ai Nizza”. In pochi anni, dunque, i fratelli Nizza da monopolisti del fumo sarebbero diventati anche i successori degli affari di Angelo Santapaola e Nicola Sedici, soprattutto in tema di estorsioni.

Nell’organigramma dei Santapaola, secondo i racconti di La Causa, i Nizza, continuando a lavorare nel settore del traffico di droga, erano entrati nell’organizzazione della Civita sotto il controllo di Carmelo Puglisi. I due, però, facevano anche “gruppo a sé” con il controllo dello spaccio a Librino e della piazza degli Angeli Custodi, via Stella Polare. (Da qui il nome dell’inchiesta). L’indagine da cui è scaturito il procedimento infatti aveva portato alla luce proprio la conquista del mercato della droga a San Cristoforo approfittando della decapitazione dei Carateddi, i cui vertici erano finiti dietro le sbarre nel 2009. Contestazioni che nel filone del rito abbreviato si sono tradotte in una sentenza di condanna.

 


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