TRAPANI – Leonardo Bonafede e Franco Luppino, oggi entrambi detenuti, erano gli ambasciatori di Matteo Messina Denaro. Si occupavano di gestire i contatti con i palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Tutti latitanti e tutti alle prese con gli affari. La fuga dei boss di San Lorenzo sarebbe finita nel novembre del 2007. Quella del capomafia di Castelvetrano prosegue ancora.
Il giorno dell’arresto dei Lo Piccolo nel covo di Giardinello i poliziotti trovarono alcuni appunti. Non ci sono dubbi: Messina Denaro affrontava la questione dell’aeroporto di Punta Raisi. Gli stava a cuore un’impresa il cui nome saltava fuori in un altro appunto, stavolta scritto al computer. Era la Cogeta. L’impresa oggi finita sotto sequestro perché riconducibile a Vito Tarantolo in effetti, nel 2003, si è aggiudicata l’appalto per la recinzione dell’aerostazione. Una commessa da due milioni e 600 mila euro.
È solo uno dei tanti appalti vinti dalla Cogeta nell’ultimo decennio. L’elenco è davvero lungo: completamento della rete fognaria di Erice (sei milioni e 900 mila euro), manutenzione torrente Canalotto ad Alcamo (800 mila euro), manutenzione strada provinciale Milo-Viale-Ponte Menta- Buseto Celso (752 mila euro), completamento del ponte sul fiume Arena sulla strada provinciale Mazara-Grantitola (due milione e 290 mila euro), costruzione del canale di gronda nel comune di Gibellina (due milioni e 250 mila euro), costruzione impianto di bocce a Petrosino (319 mila euro), manutenzione degli impianti di Osmosi Inversa nella base militare di Sigonella (ente appaltante è stato il ministero della Difesa per 527 mila euro), costruzione canale di gronda nel centro abitato di Castelvetrano (un milione e 495 mila euro), rifacimento del depuratore di contrada Bocca Arena a Mazara del Vallo (9 milioni di euro), completamento della rete fognaria di Paceco (3 milioni e 492 mila euro), sistemazione delle banchine del Porto di Trapani (653 mila euro), riqualificazione urbana del quartiere Ranteria a Montemaggiore Belsito (960 mila euro), rifacimento del porto di Castellammare del Golfo (7 milioni e 940 mila euro), installazione delle barriere di sicurezza lungo la tangenziale di Parma (un milione di euro). Una lunga serie di appalti che, secondo gli investigatori, la dice lunga sulla capacità di infiltrazione di Cosa nostra nel settore degli appalti pubblici.