E adesso si attende solo Francesco Cascio. Dopo il terremoto notturno delle primarie del centrosinistra con la vittoria sul filo di lana di Fabrizio Ferrandelli, lo scenario della sfida palermitana del 6 maggio ha preso una forma più nitida, ma le incognite restano. Se non arriveranno sorprese dai riconteggi, e pochi ancora ci sperano, il trentunenne ex Idv sarà il candidato del centrosinistra che sfiderà l’altro giovanissimo competitor schierato dal Terzo polo, Massimo Costa: sessantacinque anni in due, una sfida inedita per Palermo che potrà diventare ancora una volta avanguardia politica del ricambio generazionale post Seconda repubblica.
Resta però da riempire la casella del Pdl. Dicono che sottotraccia, i tentativi mirati a portare i berluscones dentro il cartello che sostiene Costa non siano finiti. Lo sforzo è tutto sulle spalle dell’Udc, l’unico partito del Terzo polo che lavora in questo senso. Ma il muro sollevato dai finiani e da Lombardo rimane e la candidatura di Cascio, malgrado il presidente dell’Ars continui a prendere tempo, si fa sempre più concreta. E potrebbe essere annunciata già domani, anche se il condizionale è quanto mai d’obbligo.
Sarà corsa a tre, dunque? Non è scontato. L’uscita di Leoluca Orlando che s’è affrettato a parlare di primarie inquinate è suonata come una possibile premessa per una discesa in campo dell’ex sindaco. Un’eventualità che potrebbe sparigliare le carte, drenando consensi soprattutto a Ferrandelli, ma non solo.
Meno incertezze invece ci sono per quel che si muove in casa Pd. Il redde rationem è cominciato. Le due anime del partito che hanno sostenuto Ferrandelli (portando vagonate di elettori ai gazebo trasformati in teatro di uno scontro di Palazzo) infischiandosene di Pierluigi Bersani non hanno esitato a presentare il conto a Giuseppe Lupo, chiedendone le dimissioni prima della discussione sula sfiducia. Il risultato di Rita Borsellino ha assestato il colpo definitivo alla traballante poltrona del segretario. Perché sì, l’eurodeputata avrebbe perso per una manciata di voti, ma il 33 per cento per una candidata sostenuta dalle segreterie dei tre partiti del centrosinistra è in ogni caso un risultato tutt’altro che entusiasmante. Salvo sorprese, la strada per il ritorno di Francantonio Genovese alla segreteria regionale appare spianata. E sempre più saldo, di conseguenza, in chiave regionale appare il legame tra il Pd e Raffaele Lombardo.
Quanto alle illazioni su un possibile cambio di cavallo da parte di Lombardo, nessuno nel Terzo polo e nel Pd “filogovernativo” dice di crederci. Lombardo e le sue liste resteranno su Costa, come il governatore ha tenuto a ribadire stasera. E anche l’ipotesi malignata da qualcuno di un sostegno di facciata a Costa con un appoggio sottobanco a Ferrandelli è assai improbabile: anche a voler pensar male, con la scheda unica e il voto confermativo il trucchetto sarebbe subito smascherato. Eventuali movimenti sono rimandati al ballottaggio con un possibile patto al secondo turno in chiave anti-Pdl, sempre che Cascio sia davvero della partita e che stacchi il biglietto per il ballottaggio. E sempre che il sinnacollando, che per la verità dalle primarie non esce benissimo, non decida di guastare la festa.
La partita è ancora lunga, insomma. E i partiti chiamati a giocarsela appaiono tutti più fragili che mai. Come dimostra l’exploit di Davide Faraone che da solo ha quasi pareggiato contro Bersani, Di Pietro e Vendola, sbancando le periferie.