L’influenza A che si e’ verificata in Messico, oltre a costituire un rischio a livello mondiale per la salute umana, rischia adesso di avere ripercussioni sul settore cerealicolo italiano, con un incredibile effetto domino. C’e’ la possibilita’ di ripercussioni assai negative soprattutto per il grano duro siciliano. A lanciare l’allarme l’assessore all’Agricoltura della Regione siciliana, Giovanni La Via, che si sta attivando chiedendo l’intervento della Commissione europea e del Governo italiano.
Il crollo del mercato del maiale sta causando, infatti, una sensibile contrazione degli allevamenti in Messico e quindi della domanda di cereali utilizzati per la loro alimentazione. Ecco allora che spuntano fuori le eccedenze produttive di cereali messicani e, probabilmente, anche di cereali statunitensi. Messico e Stati Uniti risultano tra i principali Paesi Terzi produttori mondiali di grano duro, oltre ovviamente all’Italia, dove la Sicilia, insieme alla Puglia, e’ tra le regioni con la maggiore produzione. Eccedenze americane da piazzare da qualche parte, soprattutto in Europa, a prezzi fortemente competitivi con il nostro prodotto.
“Tra gli operatori del settore import ed export – spiega l’assessore La Via – si parla gia’ di contatti per vendite di grano duro di bassa qualita’ a prezzi stracciati, anche 14, 15 centesimi di euro per ogni chilogrammo di grano di origine messicana, da inviare via mare dentro le stive di gigantesche navi cargo, puntate direttamente verso i principali porti italiani. Se cosi’ fosse, per i nostri produttori sarebbe il collasso economico. Ecco perche’ la Commissione europea e il governo nazionale devono intervenire immediatamente”.
Insieme alla Sicilia a subire i maggiori danni sarebbe anche la Puglia. “Chiedero’ di intervenire – continua La Via – inoltre al mio collega pugliese, Enzo Russo, che e’ anche il coordinatore della Commissione politiche agricole in Conferenza Stato-Regioni”.
Oltre a un aspetto economico, l’importazione di grano duro dal Messico e dagli Stati Uniti rappresenta, sotto il profilo fitosanitario, un rischio altissimo per tutta la cerealicoltura italiana e, in particolar modo, per quella siciliana da grano duro. Infatti, in entrambi questi Paesi americani, e’ presente in molte aree di coltivazione un fungo patogeno da quarantena, la cosiddetta Tilletia indica, che attacca il grano e provoca una malattia nota come “Karnal bunt” oppure come “Carie parziale del grano”, non molto conosciuta tra gli agricoltori, capace di far abbassare le rese e soprattutto la qualita’ della produzione.
“E’ necessario, quindi – conclude l’assessore – applicare rigidamente tutti i protocolli fitosanitari, previsti dalle norme comunitarie, per evitare la potenziale introduzione del parassita in Italia e quindi in Sicilia”.
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