15 Gennaio 2020, 12:20
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PALERMO – È il tardo pomeriggio del 2 dicembre scorso. Via Kennedy, come sempre, è una strada trafficata in pieno centro a Belmonte Mezzagno. Macchine incolonnate, altre in doppia fila. Transita una Bmw di colore scuro. È l’auto di Giuseppe Benigno. Subito dietro di lui arrivano due uomini in sella a uno scooter. Hanno i caschi e indossano giubbotti scuri. Si avvicinano all’auto di Benigno, ed esplodono una raffica di colpi. L’uomo resta vivo per miracolo.
Le drammatiche scene dell’agguato sotto gli occhi della gente sono state filmate da una telecamera, e ora acquisite dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo. Non solo le immagini ma anche i rumori sordi dei colpi esplosi dalle pistole è rimasto impresso nei nastri magnetici. Drammatiche sono pure le voci registrate da una microspia che i carabinieri avevano piazzato sull’automobile della vittima, già sotto inchiesta per mafia e oggi arrestata. Benigno chiama una donna: “Mi hanno sparato e sono nella macchina. Sto andando all’ospedale Civico. Va bene”. “Ma cosa dici, dove?”, replica una lei.
“Ti giuro, ora, al paese”, dice Benigno. “A te? Bedda matri, Giuseppe”, dice spaventata la donna. Benigno dopo il tentato omicidio si era rifugiato da alcuni parenti a Piubega, comune in provincia di Mantova, dove è stato rintracciato e arrestato. Secondo l’accusa, “apparteneva alla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, operava in contatto con i vertici del mandamento facente capo a Salvatore Francesco Tumminia (e, prima dell’operazione Cupola 2.0, con Filippo Bisconti), agevolava le estorsioni, aiutava gli affiliati nel controllo del territorio, mediava i contatti e gli incontri con gli appartenenti alle varie famiglie mafiose. Era poi attivo nella risoluzione delle problematiche interne all’associazione”.
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15 Gennaio 2020, 12:20