Ci sono memorie che iniziano il loro viaggio dalla nostalgia e ti portano nell’epicentro di un immenso dolore, nel perimetro di una cecità, lì dove è quasi impossibile rintracciare il respiro di reperti umani.
Ma questa storia, invece, nasce con un bellissimo respiro. La racconta l’avvocato Antonino La Lumia, titolare di un importante studio legale, a Milano, presidente del suo Ordine. Un palermitano di 46 anni che ha lasciato lo scoglio, approdando nel mare aperto della professione, con successo.
L’avvocato, su Facebook, riversa una struggente madeleine proustiana, addobbata di ornamenti mnemonici che si sciolgono nell’olfatto, nel gusto di un’epoca lontana, quella dell’adolescenza. E così, in una mattinata di ricerca domestica e familiare, da cose messe in un angolo, da un cassetto odoroso, salta fuori, secondo la narrazione, un amuleto intriso di magia.
L’autografo e la nostalgia
“Un autografo di un vecchio calciatore del Palermo dei primi anni ’90 – scrive l’avvocato -, Felice Centofanti: alcuni forse lo ricorderanno, perché poi giocò per qualche tempo anche nell’Inter, noto più che altro per la sua chioma fluente. Per noi, ragazzini tifosi rosanero che non avevano mai visto la serie A, era una specie di idolo, fuori dagli schemi, in una squadra in stato di abbandono perenne.
“All’istante riacquisto pensieri e parole di un adolescente, mentre ripercorro quel momento: giornata di inizio estate, scuola praticamente finita, primo caldo, piazza di Mondello, un senso di felicità immotivata, come solo i 13 anni sanno donare”.
“In giro con alcuni compagni – incede la madeleine con una scrittura limpida – incontro la sagoma del difensore con i capelli lunghi e conquisto il trofeo: quel tratto di penna, riletto oggi, per la prima volta dopo trent’anni. Nel dettaglio, mi si gela il ricordo…”.
Il giorno della strage
Che cosa è successo? Perché quella memoria sta virando verso il dolore, come annunciato nell’incipit? Cosa potrebbe sfregiare il riflesso di un incanto spensierato?
Scrive l’avvocato: “Sotto la firma del difensore, avevo appuntato – come reliquia da santuario – data e luogo dell’evento: 23 maggio 1992.Era primo pomeriggio e Giovanni Falcone stava prendendo quell’ultimo aereo da Roma. Dopo un paio d’ore, sull’autostrada di Capaci, a una manciata di chilometri da quel me ragazzino, la storia di Palermo e dell’Italia sarebbe cambiata. E noi pure, con quel sacrificio”.
Si chiude il libro da adolescenti.Si staglia la sagoma del cratere di Capaci. Salgono dal cuore i nomi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani.
La firma come uno spartiacque temporale. Mondello e l’estate in arrivo non sarebbero stati mai più lo stesso. I giorni della pena e del riscatto. I giorni di Falcone e Borsellino. Centofanti, Centofanti aleeeeeèè!
Questo è venuto fuori da un cassetto-voragine, nei nostri sentimenti, nei nostri stessi pensieri. In una storia familiare e nazionale memorabile, che abbiamo voluto riprendere, con tutta la sua luce ancora intatta.