"Dobbiamo liberarci dell'Autonomia | Crocetta ha mascariato l'antimafia" - Live Sicilia

“Dobbiamo liberarci dell’Autonomia | Crocetta ha mascariato l’antimafia”

Ferrandelli, Buttafuoco e Fava presentano il manifesto di "Noi siamo qua". "Vogliamo una Sicilia normale, che non si pianga addosso. Chi resta all'Ars è complice di questo disastro. Compresi i grillini". Buttafuoco: "Anche i grillini complici". Come firmare l'appello. Dialogo sulla "buttanissima" tra Sottile e Buttafuoco. 

L'evento alla libreria Mondadori
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PALERMO – La curiosità era tanta. Ed era prevedibile. Perché a guardarli bene, in tanti si saranno chiesti cosa facessero insieme. E così, la sala dedicata agli eventi della Libreria Mondadori di Palermo non è stata sufficiente a contenerli tutti, i curiosi. In tanti sono rimasti fuori. Dentro, Fabrizio Ferrandelli, Pietrangelo Buttafuoco e Claudio Fava lanciavano il manifesto di “Noi siamo qua”. “E’ il momento di mandare in soffitta l’Autonomia. Noi vogliamo solo una Sicilia normale. Basta con gli stupri operati nei confronti di parole come rivoluzione, legalità e antimafia”.

I temi, a pensarci bene, che permeano anche lo spettacolo teatrale Buttanissima Sicilia, ancora in programma al Teatro Biondo. Un riferimento non casuale, visto che il libro da cui è tratto lo spettacolo è proprio di Pietrangelo Buttafuoco, mentre il regista – e direttore di questo giornale – Peppino Sottile, è il moderatore del dibattito tra i tre. E anche perché l’evento è introdotto e poi chiuso proprio dalle musiche e dalle parole dei protagonisti di quello spettacolo: Salvo Piparo, Costanza Licata e Irene Salerno.

Il primo a prendere la parola è Fabrizio Ferrandelli, deputato del Pd che ha deciso di dimettersi e lasciare Sala d’Ercole. E il suo discorso inizia con la descrizione di un quadro a tinte scurissime: “La Sicilia sta crollando, anche fisicamente. L’Istat ci ha spiegato che l’Isola è come la Grecia. Mentre sul fronte dell’occupazione, siamo l’ultima Regione d’Europa. I soldi trasferiti bastano solo per pagare gli stipendi e le bollette, mentre i Fondi europei non si spendono”. Una condizione aggravata dagli ultimi anni di governo. “Io – ricorda Ferrandelli – ho sostenuto Rosario Crocetta e sono stato tra i deputati più attivi all’Ars. Ma è stato tutto inutile. Il fatto stesso di aver cambiato tanti governi e assessori è la dimostrazione dell’assenza di una idea, di un progetto qualsiasi per la Sicilia”. Ma non solo. Secondo Ferrandelli, infatti, negli ultimi mesi si è assistito anche a “un abbassamento della tensione morale. Vorrei ricordare – prosegue – che Lucia Borsellino è andata via proprio per questioni di natura etica. Ma il Pd non ha fiatato, e l’ha sostituita come se niente fosse. Del resto, chi ha deciso di restare al suo posto, all’Ars come al governo, ha deciso di salvare se stesso e Crocetta, non certamente i siciliani”. E non manca una frecciata al Movimento cinque stelle: “Sono ancora tutti lì. Immaginate – ha detto – quale significato politico avrebbe avuto l’abbandono dell’Ars da parte di altri quattordici deputati, oltre a me. Loro dicono di avere rinunciato al 40 per cento dell’indennità, io ho dimostrato loro che si può rinunciare a tutto lo stipendio, e scegliere i siciliani. Noi siamo qui – insiste Ferrandelli – e speriamo nell’indignazione dei cittadini. Non vogliamo la rivoluzione, però, vogliamo una Sicilia normale, che non si pianga addosso, che pensi al buon governo. Noi – ha concluso – non siamo tra quelli che rimpastano”.

E tra quei “noi” ecco anche il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco: “Noi tre insieme? So che la gente non capirà. Perché quella di non capire è spesso una scelta. A noi – dice – rode dentro lo sfascio di questa nostra Isola. Anche Buttanissima Sicilia è il mio modo di gridare amore alla mia terra, devastata e depredata. Oggi – spiega Buttafuoco – il Pil è inferiore a quello del dopoguerra. Allora c’erano i morti, oggi i licenziati. Allora c’erano i feriti, oggi i precari. Siamo qui perché vogliamo smuovere questa palude, perché l’ipocrisia rischia di ammazzarci. E chi sta seduto all’Ars, oggi, è solo un complice di questo disastro. Non si può stare un minuto di più – aggiunge Buttafuoco – in una istituzione guidata da Rosario Crocetta”. E anche nelle parole di Buttafuoco, un riferimento a Lucia Borsellino: “Qualcuno dovrà spiegare come mai oggi è costretta a girare con la scorta. O perché, quando Manfredi ha abbracciato Mattarella, Crocetta è stato costretto a rimanere fuori dalla porta. La verità è che sono state sporcate parole come ‘rivoluzione’ e mascariate parole come antimafia”. Poi, l’obiettivo chiaro del manifesto presentato oggi: “L’Autonomia siciliana – dice Buttafuoco – è un mostro di cui dobbiamo disfarci. E sappiamo che per questa nostra convinzione saremo messi sul rogo. Ma questa gente non ci fa paura, semmai ci fa pena per aver ridotto così la terra in cui loro stessi vivono. L’Autonomia – prosegue – è una Rolls Royce, ma dal motore fuso. È il paravento di ogni inefficienza”. E anche lo scrittore non risparmia una critica ai deputati dell’Ars, compresi quelli del Movimento cinque stelle: “Crocetta sta in piedi grazie alle natiche di quei novanta, visto che non ha più consenso. I grillini non possono prestarsi a questo gioco”.

“Alcune parole che ci appartenevano sono state stuprate”, ha detto il vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava, iniziando il suo intervento. “L’antimafia è diventata un pennacchio, utile solo a costruire carriere. Da 30 anni – aggiunge – ci chiedono poi di parlare di ‘legalità’. Come se fosse un termine delegabile, da cedere ad altri. Un’altra parola abusata è quella di ‘eroe’. Gli eroi li tiriamo fuori dal tabernacolo una volta l’anno e poi li riponiamo lì. Ferrandelli è un eroe? No, ha dimostrato di essere un uomo coerente: quando ha capito che quel posto non poteva essere più bonificato, ha deciso di andare via”. Poi Fava usa due esempi per descrivere le inefficienze del governo e il ritardo della politica: “Quando Crocetta si è insediato – racconta – lo Stato gli ha dato un miliardo per consentire a tante abitazioni di collegarsi agli scarichi. Dopo tre anni, non è stato aperto nemmeno un cantiere. Nel frattempo, la Sicilia crolla, i tempi di percorrenza nell’Isola sono gli stessi dei tempi di Cavour. E il segretario regionale del Pd Raciti, che dovrebbe sapere queste cose, cosa fa? Approva e benedice una mozione per la ripresa del progetto sul Ponte, solo per reggere un ‘accordicchio’ politico con Alfano.”. E anche il giudizio di Fava sullo Statuto è chiarissimo: “E’ una iattura, dietro alla quale si è nascosto il senso di impunità delle classi politiche che hanno governato finora. Cosa tiene insieme noi tre? – ha concluso – semplice: non apparteniamo a nessuno”.


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