CATANIA – L’indagine patrimoniale su Alessandro Viglianisi che oggi ha portato al sequestro di un compendio aziendale che opera nel settore della lavorazione dei materiali ferrosi e dei rottami si è incrociata con il fatto di sangue che nel 2009 aveva aperto la faida tra i Cappello – Carateddi e i Santapaola. Parliamo dell’omicidio di Raimondo Maugeri, boss di Cosa Nostra freddato da alcuni sicari una mattina d’estate.
Gli investigatori dell’Anticrimine scavano su quell’azienda, l’Ecometalli, è arrivano all’autorimessa di via Gelso Bianco dove Raimondo Maugeri cerca riparo dalle pallottole. Una fuga inutile, perchè i sicari lo tallonano fino a sotto i rottami per essere sicuri che non avesse scampo. Un retroscena, che Ferdinando Buceti dell’Anticrimine oggi ha voluto citare in conferenza stampa.
Il provvedimento delle Misure di Prevenzione nulla ha che vedere con il delitto, ma l’indagine si è incardinata. Il luogo dove sono arrivate le mani dello Stato, strappando un patrimonio e un’impresa che sarebbe inserita nel percorso della concorrenza sleale e illecita, è stato teatro di un crimine, il crimine più spietato quello di un omicidio.
Un delitto su cui la Procura ha dato una ricostruzione dei fatti, identificando mandanti ed esecutori. Un omicidio su cui c’è una verità processuale con l’inchiesta Revenge 3 (ancora non definitiva, è necessario evidenziarlo) che vede Raimondo Maugeri bersaglio di Sebastiano Lo Giudice, il capo dei Carateddi, pronto a dichiarare guerra a Cosa nostra.