CATANIA – Oggi se hai una professione in mano e vuoi girare il mondo lo puoi fare viaggiando “alla pari” e prestando il tuo lavoro come volontario. La rivoluzione dell’economia della condivisione sta facendo tramontare il lavoro, con i diritti e le tutele giuslavoristiche classiche conquistate nel secolo scorso, a favore di nuovi modi di concepire e prestare la prorpia attività lavorativa. Il fenomeno del Workaway, ovvero del turismo del volontariato, ne è un caso (positivo) emblematico che si staglia invece da quelli meno edificanti rappresentati dal dilagare dei tirocini e dagli stage degli ultimi anni.
A Catania tantissime strutture turistiche, culturali e di ristorazione ospitano gratis viaggiatori “low budget” in cambio di alcune ore di lavoro volontario in azienda. Receptionist, insegnanti di inglese, pulizieri e muratori, artisti e camerieri. Ma anche esperti di marketing, meglio se social, e web master. Questi sono i profili più ricercati, non pagati, con i quali ci si sdebita con vitto e alloggio.
“Il costo del lavoro in Italia è talmente alto che oggi è necessario trovare un aiuto tramite persone volontarie che condividono gli scopi nel tuo business – spiega Alice, titolare di un B&B di Catania. Questi volontari, o meglio dire “ragazzi alla pari” sono persone che viaggiano con l’intenzione di conoscere in modo approfondito il territorio che visitano e che prestano la loro opera e il loro tempo in cambio di vitto e alloggio. È uno scambio culturale a tutti gli effetti – continua Alice- che li impiega in media per circa un mese. Poi si spostano e continuano a viaggiare ma nel frattempo si instaurano belle amicizie e momenti di condivisione. Noi facciamo conoscere la nostra cultura, la nostra città, la nostra cucina. E loro si applicano in qualche lavoretto come pulire le camere dell’ostello, o aggiornare le pagine social dell’azienda. A volte ci aiutano con lavori più duri come tinteggiare le pareti di una stanza oppure in lavori più creativi, come organizzare mostre fotografiche o realizzare video promozionali”.
“Oggi un lavoratore ha un costo contributivo e assicurativo insostenibile. – spiega Diego, libraio a Catania. Creare posti di lavoro con le normative vigenti è davvero complesso in Italia soprattutto nei cosidetti “small business”, le piccolissime aziende, anche a conduzione familiare, che hanno profitti risicatissimi. Queste aziende, come le librerie e altre attività culturali, hanno la stessa pressione fiscale delle grandi aziende. Inoltre la burocrazia e l’amministrazione è vessatrice. Lo stato non supporta i piccoli imprenditori a crescere e mettersi in regola in maniera graduale piuttosto ci massacra con un’infinità di leggi e normative alle quali bisogna ottemperare come se fossimo tutte multinazionali. Standard qualitativi altissimi, imposti dall’europa e dalla globalizzazione che non solo opprimono e uccidono i piccoli artigiani e commercianti ma minacciano peculiarità e le identità tipiche del territoriale che andrebbero invece valorizzate. Non c’è nessuno sgravio fiscale per gli operatori culturali e le piccole attività basate sulla creatività e il sapere, mentre c’è per i centri scommmesse che pagano le tasse al 10%, per esempio, quindi trovare volontari consapevoli, turisti attenti a capire e condividere la mission della nostra azienda, pare sia diventato l’unico modo per sopravvivere e abbattere i costi di gestione.
Biagio è un ragazzo che vuole cambiare vita. Faceva l’ingegnere a Modena, adesso a 40 anni si è stufato di stare tra le 4 mura di un ufficio e vuole vivere a contatto con la natura, o comunque a contatto con il mare. Viaggia con il suo cane fedele e intende imparare ad andare in barca a vela. “Grazie un sito di scambio di lavoro volontario ho conosciuto un’agenzia di charter nautico a Catania. Il titolorale è un “host” con esperienza che mi ha lasciato molta libertà per organizzare il mio soggiorno e il mio lavoro – spiega Biagio – il primo giorno abbiamo fatto un briefing, molto utile perché il responsabile dell’agenzia si è concentrato subito sull’individuazione di un mio interesse particolare, e mi ha lasciato realizzare il mio sogno: dedicare quasi ogni giorno a lavorare su una barca a vela, per fare manutenzione e risolverne alcuni problemi nonché in certi giorni come assistente alla navigazione. Sono veramente felice di questa esperienza e per la fiducia che Giorgio mi ha dato. Inoltre ho scoperto la città di Catania, ho conosciuto persone sorprendenti e ne ho apprezzato la loro apertura mentale”.