CATANIA – Lavoro dignitoso. E’ quasi una contraddizione che nel 2013 ci debba essere una giornata per ricordarlo e celebrarlo, eppure in una fase critica a livello economico, finanziario e sociale che sta attraversando il Paese, se non l’intero mondo occidentale, rinfrescare la memoria non è certamente un fatto negativo. La Uil di Catania ha trasformato l’occasione in un momento di riflessione e proposta: “La dignità del lavoro è alla base della convivenza civile, l’operosità è presupposto di rilancio non soltanto dell’economia, bensì del nostro vivere“. Questo il concetto ribadito dalla segreteria territoriale che si è riunita proprio ieri. Il dibattito si è chiuso con l’elaborazione di un documento che è stato inviato a Presidente della Regione, Commissario della Provincia e Sindaco di Catania.
Una marcia pubblica. “Chiediamo a Rosario Crocetta, a Enzo Bianco, ad Antonella Liotta, il cui impegno sociale e civile in più occasioni ha segnato la loro azione, di assumere l’iniziativa di una grande manifestazione pubblica di tutti i siciliani”. La richiesta del segretario Angelo Mattone e di tutta la Uil è chiara: “Una marcia che a Palermo, Catania e Messina rappresenti l’inizio di una nuova stagione di laboriosa e condivisa ricerca di azioni comuni per il rilancio dell’Isola”. E non mancano le proposte del sindacato: “A questa iniziativa la Uil di Catania affida idee e proposte: detassare il costo del lavoro per favorire l’occupazione dignitosa e rilanciare l’impresa, colpire l’evasione, a partire da quella locale, applicare tutte le possibili agevolazioni sul lavoro dipendente per avviare la ripresa dei consumi, varare la legge istitutiva dei Distretti Produttivi e, d’intesa con i sindacati, e quella per l’obbligatorietà dell’installazione delle videocamere nei cantieri edili a tutela della salute dei lavoratori e contro il lavoro nero”.
Un autunno “caldo”. “Adesso, l’autunno si tinge di nero – si legge nella lettera aperta – per la miscela esplosiva, costituita dalla desertificazione, che, da industriale si è trasformata in produttiva, colpendo molti i settori, dall’edilizia all’agricoltura, dal manifatturiero al terziario tradizionale e avanzato. Questi freddi sostantivi hanno i nomi e i volti di donne e uomini, che da qualche mese non vanno più a lavoro nelle aziende del tessile di Bronte, alla Pfizer, alla ST Microelettronics. L’occupazione è cresciuta soltanto al CARA di Mineo, ma a che prezzo? La vita di tanti, infelici fuggitivi, che hanno abbandonato i loro paesi africani per trovare la morte in mare; dei tanti migranti, partiti dalle coste settentrionali del Continente Nero, forse soltanto la metà è giunta in Sicilia”.
Al centro giovani e donne. “I giovani e le donne siciliane – è questo un altro dei passaggi chiave della missiva a Crocetta, Liotta e Bianco della Uil – che ogni giorno incappano, nella loro legittima aspirazione di lavoro, non soltanto nel lavoro nero, tollerato se non benedetto dallo Stato, incapace di provvedere al controllo del territorio e al rispetto della legalità, ma addirittura sono costretti per portare a casa qualche soldo a quotidiane invenzioni, se non addirittura a sottostare alle vessazioni di malavitosi, che accrescendo l’illegalità, legittimano attraverso l’azione sul territorio della delinquenza comune, le azioni criminose di Cosa Nostra, consegnando di fatto, i disperati ai criminali. Dire basta a questo stato di cose è compito delle istituzioni, dei sindacati, delle imprese, che in questo frangente di crisi, in Sicilia come a Catania, dovranno ricorrere a esperienza e fantasia, a competenze e rigore per indicare a tutti i cittadini, che guardano sgomenti il presente come il futuro, prospettive di contrasto della crisi e possibili scenari di sviluppo”.