GELA (CALTANISSETTA) – La procura della Repubblica presso il tribunale di Gela ha chiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore di un’azienda agricola gelese, del responsabile commerciale e del direttore operativo di un’agenzia di lavoro interinale, accusati, in concorso tra di loro, di truffa ai danni dello Stato e di falso in atti pubblici, per avere cercato di eludere il massiccio ricorso al lavoro nero accertato dalla guardia di finanza.
Nel febbraio dello scorso anno, le “fiamme gialle”, durante un controllo nelle campagne di contrada Mignechi, sorpresero 27 braccianti agricoli che lavoravano senza regolare assunzione. Dopo questi accertamenti e per contestare le sanzioni disposte dall’ispettorato del lavoro, i titolari della ditta e l’agenzia di lavoro interinale presentarono “falsi documenti di assunzione dei lavoratori” che sarebbero stati creati a posteriori col preciso scopo di inscenare un regolare rapporto di dipendenza che invece non esisteva al momento del controllo. Lo stesso imprenditore agricolo e un suo collaboratore dovranno inoltre rispondere di tentata estorsione nei confronti di alcuni degli operai che lavoravano in nero, perché prima di assumerli, seppure in maniera irregolare, li avrebbero costretti, minacciandoli di licenziamento, a firmare le dimissioni in bianco.
Al titolare dell’azienda vengono anche contestati i reati di maltrattamenti e calunnia compiuti in danno di uno dei braccianti che durante l’ispezione aveva rivelato alla guardia di finanza le irregolarità del rapporto di lavoro, subendo forme di ritorsione con episodi di mobbing.
(Fonte ANSA)