Se la banca non informa chiaramente sui rischi dell’investimento bancario, il cliente puo’ ottenere l’annullamento dell’operazione e il risarcimento. Tanto e’ appena accaduto a tre pensionati siciliani che hanno dimostrato di non essere stati messi al corrente delle caratteristiche dell’investimento e hanno ottenuto il rimborso da parte della banca. Le storie, che sono casi “pilota” nella giurisprudenza attuale e che offrono una strada di tutela alle migliaia di siciliani coinvolti in controversie con le banche, sono stati illustrati oggi nel corso di una conferenza stampa da Alessandro Palmigiano, avvocato esperto nel diritto dei consumatori, e da Benedetto Romano, presidente di Adiconsum Sicilia, organizzatori di un “corso di autodifesa” dai rischi finanziari che si svolgera’ sabato alle 10.30, gratuitamente, alla Camera di Commercio di Palermo (per riservare un posto, prenotare ai numeri 091.6093512 e 091.589752 dalle 9 alle 19 oggi e domani).
Il primo caso riguarda un pensionato palermitano con licenza elementare, invalido civile al 100 per cento perche’ quasi non vedente e afflitto da gravi patologie cardiocircolatorie, e con una pensione di 300 euro al mese. Venduto un immobile di sua proprieta’, investì 20 mila euro in Bond Parmalat tre giorni prima del fallimento. Il Tribunale di Palermo ha appena condannato la banca al risarcimento. “Ma la cosa ai limiti dell’incredibile – dice Palmigiano – è che la banca si è sentita diffamata da una lettera che il povero cliente le aveva spedito prima di rivolgersi alla procura e adesso chiede 50 mila euro di danni per lesione della reputazione”.
Con lo stesso esito, a favore del cliente, si e’ conclusa la vicenda di un’anziana pensionata di Marsala che aveva investito 100 mila in Bond Cirio senza ricevere informazioni sul fatto che l’investimento potesse andare male. Il Tribunale di Marsala ha annullato l’investimento e ordinato alla banca di restituire la
somma piu’ le spese legali.
Terzo caso, quello di un anziano di un paese che cerca di annullare l’investimento dichiarando di non essere stato sufficientemente informato sui rischi generali. “In giudizio pero’ la banca, con un colpo di scena – racconta Palmigiano – produce un contratto da cui risulterebbe che il cliente aveva ricevuto l’informativa nel settembre del 1987: peccato pero’ che il modulo sottoscritto riporta in alto la scritta: edizione dicembre del 2000”.
“Ma anche nei casi di ‘lievitazione’ dei debiti contratti con le banche – dice Parmigiano -, ci sono spiragli per difendersi: e’ il caso di due anziani coniugi di un paese nella provincia di Palermo che, anche a causa di investimenti andati a male, erano arrivati ad avere, secondo la banca, una scopertura di oltre 58 mila euro. Il giudice ha disposto una perizia contabile per vedere se, negli anni, la banca avesse applicato interessi e spese non dovute: e, in realta’, alla fine, e’ venuto fuori che non solo non dovevano pagare nulla, ma anzi c’era un loro credito di 20 mila euro. La banca quindi ha dovuto risarcire i 20 mila euro e pagarne altri 15 mila di spese legali. In altri due casi, i debiti sono lievitati fino a diventare macigni: in un caso un miliardo di vecchie lire e’ diventato di 2 milioni di euro nel giro di 15 anni, nell’altro caso si e’ raddoppiato: nel 1993 272 milioni di lire, oggi 272 mila euro”.
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