“Siamo nate 23 anni fa come servizio assistenziale e tale sarebbe rimasto se, nel tempo, la nostra voglia di rendere al meglio un servizio alle famiglie e la nostra voglia di crescere insieme ai tempi ed ai nostri bambini, non ci avesse spinto ad andare oltre, ad autoformarci per rendere più utile e soddisfacente un servizio che l’Ente ha sempre voluto relegare alla semplice custodia dei bambini. Con determinazione e impegno ci siamo fissate un obiettivo: rendere il tempo che i piccoli trascorrevano con noi un vero momento di crescita ed educazione, un vero trampolino da dove lanciarsi per diventare autonomi, pronti a “spiccare il volo” nel loro futuro cammino educativo e scolastico, prima, e da adulti, dopo. Improvvisamente, però, ci vediamo rigettare in quel tunnel da cui con costanza eravamo riemerse; la nostra volontà di crescita e il desiderio di affermare la nostra identità professionale, viene rimessa in discussione da una “spending review” che mira più a risparmiare che ad investire su coloro che saranno gli uomini di domani, quelli che diverranno la speranza di una società civile. Sicuramente, per chi non “possiede i ferri del mestiere” ed è abituato ad una cultura in cui si crede che la formazione di un bimbo inizi da un’età più avanzata, tale realtà è lontana ed incomprensibile; ma la nostra esperienza, confermata da un emendamento votato in giunta, e convalidata dall’assenso ricevuto dai genitori e da chi prende il testimone dopo di noi, ci ha insegnato che seguivamo la strada giusta e ci ha dato l’input a fare sempre meglio e di più.
Oggi il nostro lavoro e la nostra determinazione viene rimessa in discussione da legislatori preparati a legiferare su argomenti che poco conoscono, ma le cui conseguenze possono essere devastanti.
Oggi viene rimessa in discussione la continuità didattica prevista per coloro che si occupano di bambini, ci ritroviamo ad iniziare percorsi educativi che si svolgeranno a singhiozzo (se andrà bene!) visto che siamo le supplenti di noi stesse. Ci ritroviamo ad iniziare un percorso con un gruppo di bambini e, domani, ad occuparci di altri gruppi di cui non conosciamo nemmeno i nomi, figurarci poi le loro abitudini, il loro temperamento o ancor peggio i loro bisogni. Si vuole negare il rispetto delle norme contrattuali (art. 31 del CCNL del 2000) e degli accordi firmati con la parte amministrativa precedenti all’insediamento di questa Amministrazione, perché sottoscritti quando eravamo riconosciuti come Pubblica Amministrazione.
Ma ci chiediamo: se oggi stiamo svolgendo, o meglio ci stiamo sforzando, di mantenere lo stesso impegno e la stessa determinazione degli anni passati, di fatto, cosa è cambiato?
L’appartenenza ad una Direzione o ad un’altra può cambiare lo svolgimento del tipo di lavoro? E se i bambini di ieri avevano le stesse esigenze e ricevevano lo stesso servizio di oggi, dove cercare la differenza? Perché ieri eravamo Educatrici, ed oggi…..NON SAPPIAMO PIU’ COSA SIAMO!”