“Il problema non è solo quello dell’onestà. È, semmai, quello dell’autonomia della politica da altri ambienti”. Sono state giornate convulse all’Ars. Giornate di indagini che hanno coinvolto più di un deputato regionale, solo nelle ultime settimane. Alcuni di questi sono anche componenti della Commissione antimafia presieduta da Claudio Fava che però precisa: “Lupo e Pellegrino hanno subito fatto un passo indietro e li ringrazio. Ma bisogna andare oltre le indagini”.
Cioè in che direzione? Si riaffaccia il tema della ‘questione morale’ all’Ars?
“Il tema è soprattutto quello dell’autonomia della politica. E questo non dipende dal numero delle indagini in una legislatura”.
Eppure poche settimane fa il presidente dell’Ars Miccichè registrava un trend positivo: il primo anno della legislatura si era concluso senza grossi casi giudiziari che riguardassero deputati dell’Ars. Poi, negli ultimi mesi, ecco diverse indagini non solo nei confronti di parlamentari, ma anche di assessori.
“Appunto. Il fatto che in un determinato momento storico siano calati i fatti ‘giudiziari’ che riguardano la politica non vuol dire molto. Micciché è caduto in equivoco: non è certo quello il termometro per misurare lo stato di salute della politica. L’impressione semmai è che oggi la politica sia incapace di rappresentare la collettività e di essere troppo legata a pezzi di società. È quello che sta emergendo ad esempio dalla nostra inchiesta sul cosiddetto ‘sistema Montante’. Sta venendo fuori una politica subalterna ad altri ambienti Ora stiamo indagando per capire quanti residui di quel sistema resistano all’interno della macchina regionale”.
Al di là dei dettagli, sembra che queste indagini, dalla vicenda Gennuso alle ultime di cui abbiamo parlato, raccontino una storia unica: quella di una Sicilia disposta a ‘vendersi’. Dalle persone che si dicono pronte a dare il proprio voto per pochi soldi ai soggetti che ricoprono persino ruoli istituzionali o addirittura di amministrazione della giustizia.
“In effetti è così. Ed è appunto una questione che deve essere analizzata andando al di là di quanto potrà essere accertato delle inchieste giudiziarie. Prenda ad esempio la vicenda di Girgenti Acque, dove una certa ‘benevolenza’ era stata assicurata dai normali cittadini a cariche importanti. Si avverte, in ogni ambito, una ‘genuflessione’ al potere che soppianta la democrazia”.
Un fatto inquietante davvero se questa ‘sudditanza’ nei confronti di certi poteri riguarda non solo il singolo cittadino stretto nella morsa del bisogno, ma anche soggetti che ricoprono ruoli di grande importanza e delicatezza.
“Certamente. Prenda appunto l’esempio del caso Montante, o le vicende in cui sono coinvolti giudici del Tar o ancora il caso della gestione dell’Agenzia per i beni confiscati. Nei mondi che dovrebbero essere i più puliti, ecco proliferare la furbizia e la ricerca del profitto personale. È in quel momento che viene svuotata la democrazia rappresentativa per favorire società per azioni, associazioni di categoria e qualche amico. Uno svuotamento della democrazia che avviene anche attraverso la discussione in luoghi privati di cose pubbliche. Nel caso del sistema Montante, ad esempio, le frequentazioni nelle stanze attigue a quelle del presidente, per discutere di fatti strategici, erano la fotografia di questo tipo di potere”.
Dopo le indagini che hanno coinvolto i due rappresentanti della commissione antimafia, Lupo e Pellegrino, i Cinquestelle hanno attaccato chiedendone l’estromissione dalla commissione. La richiesta è arrivata pochi giorni dopo la scelta di ‘salvare’ il ministro Salvini dal processo. Che ne pensa?
“Direi che anche i deputati del Movimento cinque stelle si sono fatti furbi. Mi pare di capire che si può chiedere le dimissioni di tutti, tranne che di Salvini. E del resto, nel rivolgersi a me hanno anche sbagliato dal punto di vista ‘formale’: dovrebbero sapere bene che non è il presidente della commissione antimafia a nominarne i componenti: sono i gruppi parlamentari a proporli e il presidente dell’Ars a nominarli”.
Eppure, al di là delle indagini, secondo lei esiste un modo per evitare certi vizi della politica? Spesso di parla di codici di autoregolamentazione che sembrano solo fumo negli occhi.
“Ed è così infatti. Anni fa in Commissione nazionale antimafia con l’accordo di tutti i partiti approvammo un codice di autoregolamentazione che alzava di molto l’asticella per le candidature. Ma poi gli stessi partiti non l’hanno applicato, l’hanno considerato solo una cosa bella esteticamente, ma poi hanno chiesto deroghe su deroghe…”.
A proposito di regole e di sanzioni. Lei ha voluto all’Ars la legge ‘sulla massoneria’ che obbliga i politici a dichiarare se fanno parte di una loggia. Cosa ne pensa della decisione dell’Arcivescovo Lorefice di estromettere i massoni dalle Confraternite religiose?
“Sono d’accordo sul fatto di elevare la soglia di attenzione su questo tema. A volte la Massoneria è stata usata come terreno di compensazione tra interessi leciti, ma anche illeciti, basti guardare ad alcune inchieste che riguardano Castelvetrano, Agrigento o Catania. I vincoli di obbedienza e riservatezza possono potenzialmente diventare strumenti utili a rimanere al riparo da sguardi indiscreti. Niente a che vedere con la Massoneria delle origini, con Garibaldi o Mazzini. Non mi risulta, infatti, che Castelvetrano, città con tanti massoni in politica, abbia questa profonda tradizione mazziniana…”.
Torniamo all’Ars. Durante l’esame e anche dopo l’approvazione della Finanziaria lei ha chiesto le dimissioni di Nello Musumeci, denunciando l’incapacità del governo di “governare”, di fatto, anche per la mancanza di una maggioranza. Come vede i prossimi quattro anni? Possibile continuare in queste condizioni a Sala d’Ercole?
“Non è possibile andare avanti così ancora per molto. Quello che manca è l’indirizzo politico: assistiamo a una lenta implosione, a una specie di consunzione della materia. Musumeci è una persona onesta, ma questa è solo la precondizione per governare. Oggi non ci sono idee, non c’è una visione, non c’è una maggioranza. Si va avanti con la gestione delle spese di condominio. Musumeci venga in Aula e vediamo se ha un progetto politico e se ha i numeri, altrimenti ne prenda atto. Non basta qualche cazziatone su Facebook contro l’Ars dipinta come un bivacco di gente inutile. E c’è di più”.
Cosa?
“Il fatto che emerga sempre più la centralità di Raffaele Lombardo nelle scelte del governo dimostra la scarsa autonomia di Musumeci. Sta tornando, insomma, quel sistema di potere che sembrava tramontato”.
Con quale spirito sta seguendo le vicende del Pd, ora che ci avviciniamo all’elezione del nuovo segretario nazionale?
“Con una certa preoccupazione. Mi auguro che il nuovo segretario sia in grado di guardare in faccia il Paese e non i capicorrente. Bisogna prendere atto che il Pd ha esaurito il suo percorso. Oggi serve uno schieramento che non sia il frutto dell’algebra politica, ma che si rispecchi nella gente. Salvini, ad esempio, ha intercettato una richiesta, secondo me sbagliata, quella della caccia al negro. Ma è qualcosa che è presente nella società. Ma c’è anche un bel pezzo di società che non vuole tutto questo. E serve oggi qualcuno che l’ascolti”.