PALERMO – Che fine hanno fatto le riforme del governo Musumeci? Alla fine della fiera, questa sessione di bilancio all’Ars consegna un dato politico evidente, la sconfitta dei progetti riformatori della giunta regionale, inghiottiti dall’Ars dove i piani del governo sono finiti stritolati nella morsa di maggioranza e opposizione. Una lezione durissima che arriva ai primi vagiti della legislatura e che rischia però di diventare il copione di un quinquennio.
Le norme di riforma su cui la giunta aveva puntato sono state fatte fuori prima dalla finanziaria e poi dal collegato. Di quello che oggi appare quasi un libro dei sogni, è rimasto davvero pochissimo. La commissione Bilancio ha fatto strage di quello che rimaneva, prosciugando il collegato. E così sono uscite di scena l’Agenzia per la casa, la riorganizzazione dell’Istituto zooprofilattico e dei Beni culturali, la soppressione dell’Esa. Tutte norme che erano assai care al governatore, meno al Parlamento, centrodestra incluso. “La montagna ha partorito un topolino”, ha ironizzato il Partito democratico con Lupo e Gucciardi, che definisce il governo “ad oltre sei mesi dall’insediamento, fermo ai blocchi di partenza”.
Tra norme, stralciate, ritirate e bocciate, di quella manovra snella di 35 articoli votata dalla giunta e poi stravolta in Assemblea è rimasto ben poco. E le leggi di bilancio si sono trasformate in una disordinata accozzaglia di norme, alcune anche apprezzabili e coerenti, con tanta confusione e poca, pochissima visione. I mal di pancia interni alla maggioranza erano noti, almeno sulla soppressione dell’Ente per lo Sviluppo Agricolo (accantonata, si attende riscrittura in Aula) e sulla “regionalizzazione” dell’Istituto zooprofilattico (ritirata dopo che già la norma aveva surriscaldato gli animi durante l’esame della finanziaria). Anche sulla riforma degli Iacp, gli istituti autonomi delle case popolari, non ci sono stati i numeri in commissione, dove la norma è stata ritirata. La norma rinviava, secondo le opposizioni in modo eccessivo a un decreto del presidente. “Le riforme le fa il Parlamento”, hanno obiettato Pd e 5 Stelle. Bocciato in commissione l’accorpamento tra il Centro per la catalogazione e quello per il restauro. Tormentata anche la genesi della nuova maxi-banca regionale: alla fine la norma è sopravvissuta, e visto il destino delle altre questo è al momento già un successo, ma si limita all’accorpamento di Ircac e Crias che mantengono fondi separati. Dal super-Irfis, insomma, si è passati all’Ifis. Anche altre norme minori del collegato – che oggi pomeriggio arriva in Aula – sono state fatte fuori in commissione.
Ragionando sullo snaturamento della finanziaria in parlamento, l’assessore all’Economia Gaetano Armao commentava a Livesicilia che “è l’effetto di un sistema che distribuisce tra governo e parlamento le decisioni. L’alternativa è non farla”. Resta però il fatto dell’oggettiva difficoltà del governo a tradurre in norma i propri programmi. Incontrando i giornalisti dopo 100 giorni a Palazzo d’Orleans, Nello Musumeci presentò un lungo elenco di iniziative realizzate dalla sua giunta, tutte legate all’attività amministrativa, diverse incentrate sullo sblocco della macchina burocratica, tema molto sentito dal governatore. Il bilancio invece si presenta magro sul fronte dell’attività legislativa, senza la quale però l’effettiva capacità di incidere di un governo regionale esce molto ridimensionata. In quell’intervista Armao aveva tracciato la via del confronto con le opposizioni come quella maestra. Ma la strada al momento resta un vicolo cieco per il governo e per la sua esigua, se non inesistente maggioranza. Tanto che oggi il Pd rilancia: “Sfideremo il governo sul terreno delle riforme avanzando le nostre proposte”, dice il capogruppo Giuseppe Lupo.
“Questo deve essere il governo delle riforme”, disse nel marzo scorso Musumeci. Individuando tra le altre la riforma della legge elettorale, quella delle province, la nascita dell’Agenzia per la casa e la soppressione dell’Esa. Su questi ultimi punti si registra già il primo passo falso. E tra le bizze dei singoli deputati registrate negli ultimi mesi e le difficoltà di dialogo con le opposizioni, non è facile al momento esercitare ottimismo sul futuro. Già a partire da questo pomeriggio.