PALERMO – I grillini scrivono in Procura: la Regione nomini sessanta nuovi dirigenti. Un esposto-denuncia del Movimento cinque stelle è finito sul tavolo del Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci. In tre pagine fitte di riferimenti normativi, l’invito al pm a intervenire nei confronti di uno degli enti regionali, l’Esa, per far “rispettare i pareri del Cga”. Pareri che potrebbero innalzare il numero dei dirigenti regionali, già più di 1.800. L’esposto dei grillini rilancia, all’attenzione stavolta della Procura, una vicenda allo stesso modo antica e nuova. Che riguarda una sessantina di dipendenti dell’Ente di sviluppo agricolo. Tra i pochi – di fatto – a non rientrare nel gruppone dei dirigenti di terza fascia, dopo l’approvazione della famigerata “legge 10 del 2000”. Una legge voluta allora dal governo Capodicasa e che ha trasformato, con un colpo di penna, centinaia di “funzionari direttivi” in, appunto, dirigenti. Finendo per creare, in Sicilia, quel rapporto uno a dieci, stigmatizzato a più riprese anche dalla Corte dei conti. “Il numero dei dirigenti – si legge nel rendiconto generale per l’anno 2012 – è quasi doppio rispetto al dato aggregato di tutte le altre regioni a statuto speciale”. Già, lì il rapporto è, in media, di un dirigente ogni 19 dipendenti.
Ma quel passaggio, nel 2000, non riuscì a una sessantina di dipendenti Esa, appunto. Inquadrati con un contratto ministeriale. Per loro, nessuna trasformazione in dirigenti. E nessuna crescita dello stipendio. Nonostante il Cga con un suo parere di circa un anno e mezzo fa avesse nuovamente diposto proprio l’equiparazione dei dipendenti ai dirigenti. Una disposizione contro la quale invece si è espressa la giunta di Rosario Crocetta nel novembre del 2013. Una delibera, infatti, ha consentito al governatore di “decidere in difformità” col Consiglio di giustizia.
La vicenda come detto è antica e nuova. Nel 2000 viene approvata la “legge 10” che, tra le altre cose, disciplina l’equiparazione dei funzionari con contratto “ministeriale” ai nuovi livelli regionali. Per molti, è un affare. Quelli che erano “funzionari direttivi” diventano dirigenti di terza fascia. E nel tempo, si vedono premiati anche in busta paga. Il passaggio dai vecchi contratti statali a quelli regionali, invece, non avviene per una sessantina di funzionari dell’Esa, appunto. Nonostante il Cda tra il 2001 e il 2002 approvi prima un regolamento quindi l’inquadramento secondo la nuova legge. Ma tutto rimane in freezer. Congelato. L’assessorato all’Agricoltura blocca tutto. E non rende esecutiva quella delibera di equiparazione. A questo punto, inizia una lunga storia di ricorsi al tribunale amministrativo e al Cga. Il Consiglio di giustizia amministrativa, a dire il vero, interpellato dopo un ricorso al Presidente della Regione, esprime un parere chiaro: “Quei funzionari devono diventare dirigenti”. Lo fa prima nel 2006, poi anche nel 2011, quando viene interpellato dal presidente Lombardo. Ma niente. I funzionari restano nelle loro posizioni. Nessuna promozione. Mentre negli anni la Regione faceva ricorso a “esterni” piazzati anche al vertice della burocrazia. Con la qualifica di dirigenti, ovviamente.
E così, nell’esposto inviato al procuratore Leonardo Agueci, il Movimento cinque stelle chiede di verificare i casi eventuali di “illecito”. Anche perché, come si legge nell’esposto, “la giunta di Governo con provvedimento del 12/10/2012 ha approvato un nuovo regolamento con cui si è stabilito il funzionigramma dell’Esa articolato in cinque strutture intermedie e di avviare – cosa che massimamente interessa agli esponenti – l’iter per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori interessati dal provvedimento di equiparazione. All’art. 9, punto 3, di tale regolamento è scritto che ‘con separato atto regolamentare, da emanarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore del presente provvedimento, saranno dettate le disposizioni relative all’ordinamento giuridico ed economico del personale già a tempo indeterminato’”. Il 27 dicembre, poi, si legge sempre nella denuncia dei grillini “l’Esa ha emesso provvedimento attuativo del Regolamento con cui, fra l’altro, si dà mandato al direttore Generale “di procedere alla predisposizione di tutti gli atti necessari (pesatura, determinazione importi parti variabili, equiparazioni posizioni giuridiche L.R. 10/2000, etc) preliminari e propedeutiche alle procedure di affidamento degli incarichi dirigenziali”. Insomma, sembra tutto pronto per nominare i nuovi dirigenti. Ma anche stavolta, qualcosa si blocca. “L’ente, – scrive il Movimento cinque stelle nella denuncia inviata ad Agueci – oltre a far spirare il termine da cui potrebbero nascere profili di responsabilità omissiva, ha espressamente manifestato l’intenzione di non dare alcun corso alle deliberazioni della giunta regionale e dell’ente medesimo come risulta dal verbale della seduta del 23/07/2013 della terza Commissione legislativa (Attività Produttive). In particolare, si legge nel verbale che il Direttore dell’Esa ha dichiarato di non ritenere al momento né legittima né opportuna l’istituzione delle unità operative prevista dal funzionigramma”. Il direttore dell’Esa è Maurizio Cimino. Parente del deputato regionale Michele, ex berlusconiano ed ex Grande Sud che ha recentemente sposato la causa del governatore Crocetta. Per il dirigente, pochi giorni prima di quella riunione della Commissione all’Ars, era giunto il rinnovo del contratto di direttore generale. Dal primo gennaio, Cimino è confermato alla direzione dell’Esa, per lui un contratto fino al 28 febbraio 2016. Le cifre? Quelle pubblicate sul sito ufficiale dell’ente risalgono al luglio del 2012: allora il contratto di Cimino costava all’amministrazione circa 120 mila euro lordi annui. Non è reperibile, invece, l’ultimo contratto. “Ma Cimino – spiega il fresco commissario Francesco Calanna, un recentissimo passato da militante del Megafono – guadagna più o meno come i dirigenti generali degli assessorati, visto che l’Esa è considerato al pari di un dipartimento”. Non c’è traccia invece del nuovo contratto. “Ma lo pubblicheremo presto sul sito”. Insieme a quello degli altri dirigenti. Ai quali la Regione non vuole che si aggiungano altri “pari grado”. E in effetti, le dichiarazioni di Cimino all’Ars sono ribadite da una recente delibera di giunta. Con la quale il presidente della Regione, facendo leva su alcuni pareri dell’Ufficio legislativo e legale, ha deciso di “decidere in difformità col parere del Cga del 2006”. Quel parere che diceva, in sostanza: “Quelle persone hanno il diritto di diventare dirigenti”.
La prossima puntata dell’infinita vicenda potrebbe avere come protagonista l’Aran: “L’Agenzia che si occupa dei contratti – spiega il commissario Calanna – dovrà dirmi in che posizione devo far transitare i ministeriali. Certamente, non posso fare una riformulazione delle posizioni dirigenziali sulla base di una pianta organica che non c’è più. Sono tanti i funzionari che vogliono diventare dirigenti, ma nel frattempo il personale di ruolo dell’Esa è sceso notevolmente, fino alle attuali 379 unità. Certamente, comprendo le legittime aspirazioni dei funzionari, che aspirano anche a compiere progressioni di carriera”. Funzionari che attendono ormai dalla bellezza di 13 anni. Così, i grillini chiedono ad Agueci di verificare se quell’attesa determini anche “ responsabilità penali” e parlano della “sofferenza” di quei funzionari che potrebbe provocare “gravi danni morali”. Di quei sessanta funzionari che vogliono aggiungersi ai quasi 1800 dirigenti della Regione. La Regione col maggior numero di dirigenti d’Italia.