L'esperimento Termini e le Regionali Pd e M5s scelgano una donna

L’esperimento Termini e le Regionali|Pd e M5s scelgano una donna

SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

La politica è una scienza esatta mi hanno insegnato, anche se oggi darei un significato negativo a tale affermazione apparentemente vera. Esatta perché ha dei meccanismi stringenti, oleati da una buona dose di cinismo, che devi usare obbligatoriamente se ci vuoi restare dentro e delle tagliole accuratamente da evitare, principalmente l’eccessiva idealità (qualità positiva rispetto all’astrattismo dell’idealismo), se vuoi ottenere dei risultati sul piano dei consensi, soprattutto in Sicilia.

Qualcuno, alla fine, lo sappiamo, esagera nelle sue ambizioni, disposto a vendere pure la madre, ed ecco le degenerazioni da cronaca giudiziaria. Poi, però – a conferma che sotto questo cielo non esistono dogmi assoluti, nemmeno in politica – arriva una ragazza, fresca, sorridente, senza familiarità con le segreterie di qualche notabile o frequentazioni ambigue ed eccola diventare, a primo turno, il sindaco di una città importante e conosciuta, nel passato sede di uno stabilimento della Fiat. Una città sofferente per l’improvvisa crisi occupazionale chiusi i cancelli della Fiat, una città delusa e amareggiata a causa delle vicende giudiziarie dei suoi ultimi sindaci.

Maria Terranova, classe 1985, laureata in Giurisprudenza è quindi il nuovo sindaco di un centro di 26.000 abitanti. Una vittoria frutto di una scommessa che appariva azzardata, un accordo politico e non unicamente elettorale tra il Pd e il M5s, invece rivelatasi azzeccata. Un accordo convinto che ha convinto gli elettori. Del resto, soltanto se in un progetto ci credi tu puoi tentare di portare altri a crederci. Chi scrive sa bene, per esperienza diretta, che ogni elezione ha una sua originalità, sa bene che le politiche, le regionali e le amministrative hanno dinamiche assai diverse, però la vicenda di Termini lancia un messaggio molto particolare, impossibile da ingabbiare in una tipica consultazione elettorale da politica “scienza esatta”; al contrario, quel messaggio sembra un invito a scardinare logiche stantie e maleodoranti, le stesse che hanno allontanato la gente dalla partecipazione attiva alla cosa pubblica, addirittura dalle urne in misura abnorme. Un messaggio che Pd e M5s, a prescindere dalle vicende interne dei due soggetti, anzi, a prescindere dalle divisioni dei pentastellati, anzi, devono raccogliere per costruirci sopra una prospettiva che giunga fino alle regionali del 2022.

L’attuale governo Musumeci sta mostrando la sua paurosa inadeguatezza, il centro destra nella sua interezza ricalca sentieri consumati, resi più accidentati dalla presenza di una Lega sovranista, intollerante, povera culturalmente, già abbastanza conosciuti dai siciliani; il centro sinistra tradizionalmente inteso non esiste se non inquinato da formule orgiastiche che mettono nel pentolone, per sommare voti turandosi il naso, tutto e l’opposto di tutto. Rimangono due strade allora: o la solita cavalcata da Davide Faraone di Italia Viva, una informe alleanza tra riformisti, moderati e autonomisti, termini vuoti che in Sicilia, non giriamoci intorno, rischiano di indicare il vecchio al di là delle ottime intenzioni di Faraone, o quella suggestiva ma al contempo concreta, visti i risultati, indicata da Termini Imerese.

Sarebbe un sogno vedere un Pd finalmente libero dalla tensione minimalista di assicurare unicamente il seggio agli uscenti insieme alla componente con cultura di governo del M5s (le cose si cambiano governando) scegliere per la Presidenza della Regione una giovane donna equilibrata, culturalmente attrezzata, ricca umanamente non cresciuta secondo i teoremi della politica “scienza esatta” ma piuttosto animata dai valori costituzionali, incline alla politica vissuta col cuore, densa di contenuti, di programmi scritti attraverso il contatto con i territori e spirito di squadra. Sarebbe un sogno se contribuissero allo scopo altre forze politiche pronte a mollare i meccanismi stringenti e le tagliole di cui sopra, pronte a una rivoluzione gentile ma dirompente, se contribuissero parti essenziali della società non aduse alle zone grigie preferite da faccendieri e affaristi compagni di merende.

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