Certo, il cognome impronunciabile non lo aiuta. Assai più facile il nome. Levan Mchedlidze ha i piedi per diventare un grande giocatore, probabilmente. Peccato per l’astruso fonema vocale che lo riguarda.
Anche i cognomi somigliano al destino: Maradona è un lungo dribbling con gol incorporato, scivola sulla lingua che è un piacere. Mchedlidze pare decisamente un tackle assassino alla Pasquale Bruno. Ha lo stesso suono secco. Meglio, molto meglio, Levan. Eppure, gli scarpini hanno quel tocco tra il magico e l’assassino, da fenomeno del gol. L’abbiamo potuto ammirare in un solo caso, fin qui. Nel leggiadro e chirurgico tap in di punta che annientò Buffon in un’ormai lontana impresa corsara all’Olimpico di Torino. Non abbiamo la palla di vetro. Non sappiamo. Non possiamo immaginare. Considerando la lungodegenza di Budan, considerando la setosità dei muscoli di Miccoli e i frutti acerbi dell’impegno di Succi, non riusciamo comunque a pronosticare se sarà la volta di Levan contro la Samp del brufoloso Cassano e di Pazzini appena sbarcato alla corte di Mazzarri. Si saprà presto qualcosa di più. L’avversario è di quelli tosti. La Samp cerca ristoro e riscatto dopo la magra di Roma. E in casa azzanna. Potrebbe essere Mch…, sì, insomma, Levan, la carta a sorpresa, il colpo grosso del Palermo, a Marassi? Chissà, Ballardini è uomo giustamente oculato. Sa che i prodotti pallonari raccolti prima del tempo fanno presto ad appassire. In fondo Cavani fu lanciato dal celebre gol contro la Fiorentina, ma di seguito è rimasto crocifisso a un’aspettativa sconfinata, scaturita dagli occhi che di quella rete si bearono. E dunque Ballardan sa il fatto suo. Però a noi piacerebbe tanto rivedere la punta magica di Levan, domani o più in là. La riedizione di un sogno corsaro.