Quando, infine, Rosario Crocetta avrà concluso la sua esperienza di governo, poco resterà della Sicilia. Ma ogni abisso sarà riempito da una spuma profumatissima di legalità. Se l’Isola è un corpo in decomposizione, la legalità è l’unguento spalmato per comporre e rendere adatti alla cerimonia i lineamenti del defunto; il gioco pirotecnico, la suggestione di ombre che si rincorrono negli occhi dell’opinione pubblica affinché dimentichi il suo stomaco vuoto.
Il presidente venuto da Gela non regge il timone – solo chi non voleva saperlo non l’ha ancora saputo – si limita a riempire le buche con godibili meccanismi di distrazione di massa.
E si può affermare che gli evasori non vadano perseguiti? Certo che no. Ma quando una delicatissima operazione di denuncia contro personaggi ritenuti un po’ evasivi (al netto della presunzione di illibatezza) si trasforma nel canovaccio pubblico di un’auto-santificazione – col presidente di Riscossione Sicilia, Fiumefreddo, e Crocetta nei panni dei mattatori – allora i dubbi si moltiplicano.
La legalità dovrebbe seguire le orme della prudenza e della discrezione nel rispetto di ogni persona coinvolta – perfino dei possibili rei – invece, la sua spuma viene sparsa a piene mani, anche partendo da iniziative meritorie, per far dimenticare il punto critico: l’assenza di agibilità politica di questo governatore. Legalitario è Rosario Crocetta, eppure, di fatto, politicamente illegittimo, nonostante l’incontestabile vittoria elettorale e il suo diritto alla poltrona che occupa, poichè una grande quantità dei suoi conterranei lo considera ormai una beffa sommata ai danni dei predecessori. Così, Saro apparecchia i suoi attrezzi di scena, pur di riempire quel vuoto.
Né mancano i supporti di rinforzo: “Sono già cominciati i distinguo – scrive lo stesso Antonio Fiumefreddo, in una lettera aperta – le minacce, le ritorsioni, che con immeritata nobiltà si usa chiamare, politiche, l’azione di chi rema contro, ed ancora l’allarme di chi dice che a Riscossione Sicilia ci sono gli sbirri, gli sceriffi, chi tenta di bloccare la macchina avviata”.
Ed è la solita storia del male che vuole soffocare il bene anti-mafia, anti-corruzione; ecco il gioco pirotecnico che intanto spara i suoi effetti, poi si vedrà, visto che – come ha annotato Accursio Sabella – “Difficile, oggi, è quantificare il possibile recupero. Mentre il governatore Crocetta ha puntato al “miliardo totale di evasione”, che corrisponde all’1,25% del Pil regionale, una cifra che addirittura consentirebbe di aprire al reddito di cittadinanza e al credito alle imprese, Fiumefreddo ha usato percentuali assai più “prudenziali”, parlando di un possibile recupero del 20 per cento delle somme. Duecento milioni, se tutto andrà bene”. Per non parlare delle società affogate con i loro debiti, che rendono quell’auspicio irraggiungibile. C’è sempre un paesaggio di macerie sotto tanto schiumare.