ENNA – Se varchi quel portone su via Libero Grassi, sei già in Romania. È mezzogiorno. E da un’aula non distante dall’Ospedale Umberto I di Enna arrivano i suoni di una lingua straniera. “Domnule”, ripete il professore. “Domnule”, ribadisce, “intonatie specific”. Tra i banchi una dozzina di ragazzi. Quaderni, penne, zainetti e qualche risposta, indirizzata al docente: “Da, da”, ripetono.
È mezzogiorno. E poco distante da quell’aula, a qualche metro di corridoio, Mirello Crisafulli sta seguendo un servizio televisivo sulla sua presenza alla festa dell’Unità. Si è piazzato lì fin dal primo giorno della kermesse, prendendosi tutta la scena, sotto lo stand della sua Fondazione Proserpina e dell’Università Dunarea de Jos di Galati che dall’anno scorso organizzano i corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie a Enna.
Una invenzione che non è piaciuta fin dall’inizio al Miur che però ha perso due volte di fronte ai tribunali: aveva chiesto di chiudere quell’università. Invano. Almeno per il momento. Perché l’ordinanza con la quale il giudice ha respinto il ricorso del Ministero allunga qualche dubbio sulla legittimità dell’apertura di un ateneo in un paese straniero. Al punto da spingere il ministero stesso a precisare che “eventuali titoli rilasciati non avrebbero alcun valore”.
“Il solito ritornello”, fa spallucce Crisafulli. “Dicevano così anche quando creammo l’altra università privata di Enna, la Kore”. Ma la guerra continua. “Pazienza”, commenta l’ex senatore Pd. Anche se poche settimane fa ha annunciato: “Il Miur ci ha diffamato: chiederemo un risarcimento da un milione di euro”. Altro che pazienza. Nel frattempo, Mirello ha piazzato un bel gazebo nel cuore della festa del partito che lo considerò “impresentabile”. Ed ecco le nuove polemiche. “Qualcuno – chiede – adesso mi spieghi: il problema è l’università, o sono io?”.
E il problema è soprattutto lui. O meglio, lui dentro un Pd che apparentemente non lo vuole. “Ma io sono iscritto al partito. E ci resto”. Gli ultimi veleni riguardano il suo probabile “no” al referendum costituzionale. “Io voterò – dice sibillino – seguendo l’indicazione del mio segretario. Ma inizio a pensare che Renzi abbia cambiato idea e non ce l’abbia ancora detto”. Lo stesso premier un anno fa ha deciso di commissariare la segreteria del Pd di Enna, per anni retta da Mirello. Il commissario oggi è Ernesto Carbone. “E chi l’ha visto? – ironizza Crisafulli – io l’ho incontrato solo una volta o due. Poi è scomparso. Ci ha detto ‘ciaone’ e non è tornato più”. Ma adesso, assicura Crisafulli “la politica non mi appassiona”. Mirello, sconfitto recentemente nella corsa per eleggere il sindaco di una città nella quale era certo di “vincere anche col sorteggio”, ha ormai occhi solo per la sua creatura. Così ha deciso di piantare le tende nella sua isola di “Enna bassa” dove i ragazzi, pochi metri più in là, ripetono, rispondono, chiedono. Sempre in rumeno. Solo in rumeno.
“Con la mia idea – racconta – abbiamo messo in crisi i baronati. I ragazzi di questa università sono stati offesi e attaccati per troppo tempo. E hanno resistito eroicamente. Per questo li abbiamo premiati con un viaggio di quindici giorni”. Ovviamente, destinazione Romania. “Faranno un po’ di pratica a Galati. È un bene che inizino presto, a differenza di quanto succede nelle università italiane”. Le stesse che, secondo Mirello, avrebbero ostacolato la sua trovata. “Questa università – attacca – è stata oggetto di un doppio razzismo perché rumena e perché siciliana. Eppure – prosegue – nessuno dice nulla su una iniziativa identica a Chiasso, in collaborazione con una università bulgara. Lì usano pure il cirillico… Io in vent’anni di militanza nel Partito comunista non sono mai riuscito a leggere una sola parola scritta con quell’alfabeto. Nemmeno ‘Pravda’”.
Ma intanto sulla sua isola rumena stanno sbarcando in tanti: “Mi hanno anche chiesto – rivela – di portare questa Università in altre parti d’Italia. Ho risposto di no, che non mi interessa. Qui riceviamo continue richieste di iscrizione: dal Piemonte, dalla Toscana, dalla Calabria. E intanto abbiamo fatto tornare a casa ragazzi che studiavano in Slovacchia, in Romania o in Spagna”. Uno di questi sta seguendo le lezioni di lingua. “Grazie a questa idea sono riuscito a tornare vicino alla mia famiglia e alla mia fidanzata” racconta Francesco, in una rara pausa del corso intensivo, necessario per poi sostenere il test di ammissione. In tre mesi i ragazzi di Enna dovranno seguire le stesse lezioni che in Romania gli studenti stranieri svolgono nell’arco di un anno: 360 ore in tutto. Costo: 2.200 euro. Altri 9.800, superato il test d’ammissione, dovrà sborsarne chi vorrà iscriversi alla facoltà di medicina, un po’ più della metà chi punterà a diventare odontotecnico o infermiere. “L’università italiana – rincara un altro studente, Biagio – crea ostacoli immotivati. Qui ci consentono di fare presto pratica, e ci mettono a disposizione tanti servizi. A cominciare dai libri di testo”. In rumeno ovviamente, pure quelli.
E nella lingua d’origine si esprimono i docenti e gli impiegati. Come Andreea Craciun, addetta all’amministrazione dell’Università Dunarea “inviata” in Sicilia, o come Catalin Enica, il docente che in questi giorni sta istruendo i giovani studenti di Enna: “I ragazzi – racconta in un italiano faticoso ma comprensibile – imparano velocemente, soprattutto quelli che al liceo hanno studiato il latino”. Catalin resterà in Sicilia per un paio di settimane: ha scelto di pernottare in un hotel non distante dalle aule. Poi si darà il cambio con altri professori che rispondono al nome, tra gli altri, di Ionel, Alina, Adrian. E che alimentano, insieme a studenti provenienti da ogni parte di Sicilia e d’Italia, il “mini-indotto” dell’università di Crisafulli.
“Ocupatia”, ripete intanto Catalin, riprendendo la sua lezione. “Da, da” rispondono i ragazzi. Mentre Crisafulli siede lì a pochi metri, al centro della sua isola. È già ora di pranzo. Mirello si alza e varca quel portone dalle scritte rumene. Ed è già a Enna.