LAMPEDUSA (AGRIGENTO)- L’hangar della morte è un capannone 40 per 40 di colore blu alla fine della pista dell’aeroporto di Lampedusa. Qui in sacchi di plastica con cerniere blu e verdi sono deposte le 93 vittime dei naufraghi di stamane, a poche centinaia di metri dalle coste dell’isola. Sopra ogni sacco è spillato un numero che servirà alla polizia scientifica per dare un nome ai migranti deceduti. I poliziotti stanno fotografando i volti di tutte le persone morte: 42 uomini, 47 donne 4 bambini di cui uno di pochi mesi. C’è chi dice appena tre.
I sacchi sono disposti a file doppie e seguono il perimetro dell’hangar. Nell’enorme capannone, che normalmente ospita gli elicotteri della Guardia di finanza e del 118, sono stati accesi i climatizzatori e le pompe per l’aerazione per tentare di mantenere più bassa possibile la temperatura. Chi entra ed esce da questo luogo che ospita le vittime dell’ultima tragedia della disperazione parla di ”sensazione indescrivibile”. ”Dolore e rabbia – aggiunge un testimone – sono le sensazioni che si mischiano vedendo questi corpi a pancia all’aria deposti nei sacchi”. Entrando nell’hangar, a sinistra, i primi cadaveri coperti sono quelli dei quattro bambini, anche loro sono chiusi nei ”sudari” di plastica che sono stati presi dal deposito dell’aeroporto.

