L'hanno bruciato vivo | Ma 'zio Pippo' resiste - Live Sicilia

L’hanno bruciato vivo | Ma ‘zio Pippo’ resiste

Il nipote: "E' un piccolo miracolo".

SIRACUSA– Un semplice gesto con la bocca in risposta alla sollecitazione di un familiare. Per i medici le condizioni di don Pippo Scarso, l’ottantenne siracusano pestato e poi dato alle fiamme l’1 ottobre scorso, rimangono “stazionarie e gravi, con prognosi sulla vita”, ma per i familiari un raggio di sole s’è fatto largo in un cielo che è plumbeo da due settimane.

È accaduto ieri, durante la quotidiana visita al reparto Rianimazione del Cannizzaro di Catania che i familiari raggiungono da Siracusa ogni giorno, per un’ora al giorno, in attesa di un sussurro di speranza. Lo racconta il nipote Salvo, architetto 60enne protagonista di un duro sfogo qualche giorno fa sulla barbarie di quanto subito dall’anziano zio e sulla quasi assenza di reazione civica della città. Stavolta le sue parole sono per raccontare una luce nel buio di queste settimane: “Ieri grazie a Dio – dice – siamo riusciti a stabilire un primo contatto attraverso piccole sollecitazioni. Zio Pippo ci ha fatto dei cenni”. È stata la moglie di Salvo, che per mestiere si occupa di malati terminali, a stabilire un codice d’accesso: “Gli ha chiesto – racconta ancora Salvo -: ‘zio, siamo tutti qua, se tu mi senti fammi un cenno con la bocca’”. E quel cenno con la bocca è arrivato. Salvo dice “miracolo” nel raccontarlo. “Per noi è stato tanto. E siccome – prosegue – sappiamo che a queste prime avvisaglie, benché positive, è bene non insistere, per il momento ci siamo accontentati”.

Al reparto hanno spiegato ai familiari che un contatto insistito, dopo quella prima risposta, potrebbe suscitare reazioni emotive nel paziente che i medici sconsigliano. “Meglio lasciarlo tranquillo – ha detto ancora il nipote di don Pippo – è stato un buon segnale. Non sono le riprese che ci auguriamo, ma già è un piccolo miracolo”. Il primario del reparto di Rianimazione, Carmelo Denaro, ha ripetuto quanto detto in questi giorni dalla direzione sanitaria dell’ospedale catanese: “Le condizioni cliniche sono stazionarie nella loro gravità”. D’altronde don Pippo, che pur quella tragica sera è riuscito a chiamare aiuto raggiungendo il vicino di casa, è in prognosi riservata sulla vita già dai primi soccorsi a Siracusa. Le complicanze polmonari, per aver respirato il veleno che nel frattempo gli bruciava viso, testa, collo, la parte superiore del dorso e delle spalle, lo costringono nel reparto rianimazione con una tracheotomia che lo aiuta a respirare. Le ustioni sono di terzo grado, ragione per la quale don Pippo è seguito anche dai medici del reparto Grandi ustioni dello stesso Cannizzaro. Dal fronte indagini, nel frattempo, niente di nuovo. Un secondo sopralluogo della polizia scientifica, mercoledì scorso, ha fatto pensare a elementi nuovi per gli inquirenti che si limitano a dire: “Stiamo lavorando intensamente”. Al dolce don Pippo, così lo descrivono nel quartiere, mite e solo, con una piccola bici Graziella, ogni tanto una canzone sussurrata dai gradini davanti casa, un mazzo di cicoria ai vicini, come ai tempi in cui – lui fruttivendolo a viale Zecchino – distribuiva porta a porta l’invenduto, tornando a casa la sera, ecco a lui sta pensando il parroco della vicina parrocchia di Grottasanta. Ogni sera il gruppo parrocchiale gli dedica un momento di preghiera. Due giorni, alla veglia hanno aggiunto un piccolo e silenzioso corteo fino all’abitazione di don Pippo.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI