PALERMO – È scavando nella vita di un siciliano che la Digos di Enna scopre la rete dei neonazisti finiti sotto inchiesta della Procura di Caltanissetta.
Carlo Lo Monaco, 30 anni, lo scorso agosto, ha ucciso il padre Armando a coltellate all’interno di una macelleria di Piazza Armerina. Perché tanta violenza? Lo Monaco faceva risalire le ragioni del suo rancore all’infanzia. Il genitore lo avrebbe picchiato e abbandonato.
Gli investigatori cercano di ricostruire la personalità dell’omicida. Si scopre che poco prima di armarsi ha postato su Facebook un lungo attacco contro i migranti (era un argomento ricorrente, ossessivo), Richard Gere, i massoni, i “poliziotti corrotti”, i giudici che scarcerano gli spacciatori con eccessiva facilità e qualche amministratore locale.
Che Lo Monaco soffrisse di disagi psicologici era un fatto notorio ai servizi sociali del Comune. Nulla però faceva presagire l’esplosione della violenza contro il padre che era tornato per alcuni giorni in Sicilia dalla Germania dove si era costruito una nuova vita e una nuova famiglia.
Lo Monaco riteneva che ci fosse un complotto per incentivare l’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa. Se la prendeva con l’attore americano che aveva visitato i migranti raccolti dalla nave Open Arms. “Io non chiamerei Richard Gere neanche il mio barboncino…”, scriveva sui social con lo pseudonimo di Apophis Apep, antica divinità egiziana che incarnava il caos.
Odiava Papa Francesco e “i banchieri ebrei che avrebbero provocato un invasione per distruggere l’economia dei popoli europei con l’aiuto del Vaticano”. Lanciava appelli: “Difendete la vostra terra, il vostro popolo e generate schiere di figli (autoctoni) questo è il segreto della Vittoria”.
Nel corso delle indagini salta fuori il nome di un altro siciliano. Si tratta del siracusano Luigi Forte, 35 anni di Avola, che era in contatto con Francesca Rizzi, ‘miss Hitler’, e Antonella Pavin, considerata l’ideologa del Movimento Nazionalsocialista dei Lavoratori. Anche i suoi contenuti social riportano frasi del Führer. In una conversazione intercettata Pavin gli spiegava che il programma era quello di “andare al potere in qualsiasi modo, a costo di qualsiasi conseguenza” , visto che non c’erano partiti in grado di prendere in mano la situazione.