PALERMO – Maurizio Zoppi assolto perché il fatto non sussiste, mentre per Piero Messina è intervenuta la prescrizione. Sono i due giornalisti che firmarono su l’Espresso la notizia di un’intercettazione in cui il medico di Rosario Crocetta, Matteo Tutino, parlando al telefono con l’allora presidente della Regione, diceva che Lucia Borsellino, assessore regionale alla Salute, andava “fatta fuori” come il padre assassinato dalla mafia.
La vicenda giudiziaria
Scoppiò un putiferio. La procura di Palermo smentì l’esistenza della intercettazione e il caso finì in tribunale. In primo grado Zoppi e Messina erano stati condannati a un anno e quattro mesi di carcere, pena sospesa, per calunnia nei confronti del colonnello Mansueto Cosentino, indicato come la fonte della notizia. Circostanza sempre smentita dal militare. I due imputati rispondevano anche di pubblicazione di notizie false, reato già allora prescritto.
La telefonata Tutino-Crocetta non esiste
Dalle indagini svolte dalla Procura dopo l’uscita dell’articolo dei due collaboratori del settimanale, emerse che della conversazione fra Tutino, allora primario della Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia, e Crocetta non c’era alcuna traccia negli atti dell’inchiesta.
La Corte d’Appello presieduta da Adriana Piras ha ribaltato il verdetto per Zoppi, revocando anche le statuizioni civili. “È sempre emersa la buona fede nell’esercizio della sua professione”, spiega l’avvocato Miriam Lo Bello. Ed è arrivata l’assoluzione nel merito nonostante il reato fosse prescritto. Prescrizione che invece è intervenuta per Messina, assistito dall’avvocato Fabio Bognanni, che dovrà pagare le spese legali in favore della parte civile, il colonnello Cosentino, assistito dall’avvocato Massimo Motisi.