Il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani scopre che Lombardo è sotto inchiesta per mafia e intona il de profundis al governo siciliano. Lo scopre il 13 aprile del 2011. Lo scopre, insieme al segretario regionale Giuseppe Lupo. Ora, delle due l’una: o Bersani e Lupo non leggono da un paio d’anni a questa parte i giornali, o non si capisce cosa sia successo di così grave da giustificare la dura presa di posizione odierna.
Perchè che Lombardo fosse indagato si sa da quando Il Fatto quotidiano sbattè la notizia in prima pagina. Era l’ottobre del 2009. Non vuoi credere ai giornalisti forcaioli? Beh, nella primavera dello scorso anno gli inviati di Repubblica tornarono sull’argomento ipotizzando addirittura l’arresto del presidente della Regione. E a novembre dello scorso anno c’è stata la retata dell’operazione Iblis e lì, nelle centinaia di pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, i nomi di Raffaele e Angelo Lombardo erano ben evidenziati. Di nuovo, anzi di vecchio, c’è che la Procura di Catania ha chiuso le indagini. Fatto noto. Le stesse indagini di cui Bersani e Lupo sono a conoscenza da due anni. E che non hanno impedito nel frattempo al Pd di entrare in giunta con l’indagato Lombardo sia nel terzo che nel quarto governo di legislatura.
A Lombardo va riconosciuta una coerenza di comportamento che gli fa onore: non ha mai nascosto le sue frequentazioni pericolose isolandole però in un contesto politico, si è messo in giunta tecnici di specchiata professionalità, ha ribattuto punto su punto alle accuse in una conferenza stampa di due ore che per molti, magistrati compresi, è sembrata essere più un boomerang che una accorata difesa. Perchè di punto in bianco il garantismo del Pd si è sciolto come neve al sole? C’è qualcosa dentro le carte della Procura etnea che non è ancora emerso e che fa tremare i vertici del partito? O si è trovata una sorta di mezza scusa per abbandonare al suo destino la navicella lombardiana, dando per scontata la richiesta di rinvio a giudizio dei magistrati catanesi?
Ma c’è dell’altro: Bersani e Lupo prendono posizione tre giorni dopo la chiusura delle indagini su Lombardo e 24 ore dopo la difesa d’ufficio firmata Cracolici e Lumia, due fedelissimi del governatore che, alla luce delle dichiarazioni di oggi, si trovano isolati e in minoranza rispetto al resto del partito. La trasferta romana di Lupo e la relativa “benedizione” di Bersani sembrano così diventare una sorta di resa dei conti interna al partito: non è un mistero che Lupo non sia mai stato particolarmente eccitato dall’abbraccio con Lombardo. La rotta tracciata da Bersani sembra riconsegnargli le redini del partito “senza se e senza ma”. Non cancella però la pelosa ipocrisia di un partito che nella peggiore tradizione consociativa ha fatto affari col nemico per poi tradirlo. E nemmeno alla prima occasione.