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Lombardo e il suicidio del Pdl

Il dottor Sottile
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Ormai e’ fatta. Dopo mesi di tormenti e tentennamenti, dopo tensioni e contrapposizioni che solo per un miracolo non sono sfociati nella rissa, il presidente della Regione, onorevole Raffaele Lombardo, ha deciso di attraversare il Rubicone per correre in braccio al Partito Democratico. Ha detto che il cordone ombelicale con il Pdl lealista di Alfano e Schifani e’ “ormai definitivamente reciso” e che dunque non c’e’ piu’ alcun ostacolo da superare. Il partito di Pierluigi Bersani gli aveva chiesto un’abiura – l’abiura del centrodestra – e l’ha ottenuta.
Ora deve solo decidere se entrare nella nuova giunta con propri assessori o se limitarsi all’appoggio esterno.
Da un punto di vista procedurale, il percorso di Lombardo non fa una grinza. Nei fatti, il Pdl si’ e’ suicidato da se’ medesimo: meta’ del partito si e’ schierato con il ribelle Gianfranco Micciche’, mentre l’altra meta’, quella dei cosiddetti lealisti, e’ rimasta stretta attorno a Giuseppe Castiglione e a Domenico Nania, i due coordinatori nominati da Roma. Lombardo, messo nell’impossibilita’ di governare, ad un certo punto ha dovuto scegliere e, scegliendo, ha preferito Micciche’, l’alleato di sempre. Non solo. La scelta Micciche’, ormai strutturalmente incompatibile con Castiglione, avrebbe inesorabilmente spostato l’equilibrio politico verso il Pd. E cosi’ e’ stato.
Certo, ora spettera’ ai democratici di Lupo e Cracolici, di Lumia e Speziale decidere che forma dare alla nuova alleanza, ma il grosso del lavoro e’ stato fatto. Il centrodestra ufficialmente non esiste piu’ e chiunque tenti di risuscitare quella formula non potra’ che essere bollato col marchio dell’infamia. Ormai tutti dicono di volere guardare al futuro. Anzi, al sole che sorge, libero e fecondo, sulle ali dorate dell’Mpa, del Pdl Sicilia, dei guerriglieri di Fini e, soprattutto, di quell’immenso partito trasversale, detto il partito della sopravvivenza, dove sono confluiti – senza distinzione di destra, centro o sinistra – i tantissimi deputati che non vogliono per nessun motivo andare a nuove elezioni. Vecchi cuffariani, arrendetevi: nel centrodestra che si tinge di rosso per voi non c’e’ piu’ spazio. E con voi farebbero bene ad arrendersi anche i “lealisti” del Pdl. Per tutta la durata della trattativa Alfano e Schifani, Castiglione e Nania hanno sperato in un intervento, in un segno o in una semplice parola di Berlusconi. Ma il Cavaliere, travolto dai suoi problemi, non ha trovato ne’ il tempo ne’ la voglia. Se il Pdl in Sicilia si e’ suicidato la colpa e’ solo e soltanto sua. Quando si rendera’ conto del danno che ha fatto a se stesso, forse sara’ troppo tardi.

(Italpress)

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