PALERMO – Ha convinto Gianfranco Micciché a “cedergli” un assessorato. Ha travestito da “leghista” un suo uomo. Presto potrebbe riportare alla Regione un suo celebre fedelissimo. Raffaele Lombardo si è eclissato. Ma nemmeno tanto. Alle ultime regionali il termine “autonomista” è tornato nelle denominazione della lista “combinata” col Cantiere popolare, e sempre più forte è l’asse col commissario di Forza Italia e il leader centrista Saverio Romano.
Insomma, Lombardo c’è. E a dire il vero, dando un’occhiata ai cinque anni di Rosario Crocetta, l’impressione è che non se ne sia mai andato. Lo raccontano le ultimissime cronache. Non solo quelle ormai affidate agli archivi che vedono tanti suoi ex fedelissimi trovare riparo all’ombra di quel governo della “rivoluzione” le cui redini erano comunque in mano a un big sponsor di Lombardo, come Beppe Lumia. Ma anche le notizie recentissime che raccontano dell’invito a dedurre della Corte dei conti per lui e il suo successore. Il motivo? La nomina di quel segretario generale fortemente voluto su quella poltrona da Lombardo e fortemente tenuto al suo posto da Crocetta. La richiesta di un risarcimento complessivo di quasi 900 mila euro, insomma, è anche un’eredità del governatore di Grammichele. Un segno, se vogliamo, di una presenza mai svanita.
Ma l’eredità non si ferma lì. Perché guardi bene la giunta Musumeci e scopri che l’assessore all’Economia è lo stesso di Raffaele Lombardo. Del resto, l’avvocato Gaetano Armao era tenuto in grande considerazione dall’ex presidente, che lo aveva precedentemente incaricato anche della guida di altri assessorati importanti come quelli ai Beni culturali. E così, Armao con Lombardo e Armao con Musumeci, è la parabola del ritorno al passato. Del ritorno di un pezzo di quella stagione. Compresi i guai in quei bilanci della Regione certamente frutto anche delle politiche dei governi di Crocetta ma che al governatore gelese non furono certamente consegnati in floride condizioni.
C’è un segno di Lombardo, insomma, in quei riferimenti al deficit se non al default della Regione che per qualche settimana rischiarono di disarcionare da Palazzo d’Orleans lo stesso presidente che intanto doveva badare anche a un processo per mafia. Ma se oggi Armao arriva in giunta seguendo strade vicine, ma non più le stesse, Lombardo è riuscito a portare nell’esecutivo comunque la bandiera del suo autonomismo alla catanese. Anzi, alla “nissena”, o forse all’agrigentina, viste le origini di Mariella Ippolito, nativa di Cattolica Eraclea, ma presidente dei farmacisti di Caltanissetta. E nella vicenda che ha portato all’assessorato della Famiglia la farmacista, c’è tutta la forza di un Lombardo che per qualcuno dei suoi alleati “non fa più, in realtà, politica attiva”. E figuriamoci se fosse “attivo”, allora, il governatore cosa sarebbe in grado di smuovere, se per consentire l’ingresso del “suo” assessore, dopo la scelta di Cantiere popolare di lanciare due propri uomini ed entrambi palermitani, ha scompaginato la disposizione tattica in campo scelta dalla coalizione di centrodestra. Portando alla sostituzione così di un assessore di Forza Italia col suo. Al punto da scatenare i malcontenti “azzurri” a Trapani e ad Agrigento, se non a Enna e altrove.
Micciché ha preferito sobbarcarsi le lamentele di un big come Tonino D’Alì, di rischiare di perdere qualche voto all’Ars in vista della sua elezione a presidente dell’Assemblea, piuttosto che negare quel “favore” all’amico Lombardo. Lo stesso, per intenderci, che sostenne Micciché cinque anni fa, quando il commissario di Forza Italia decise di correre da solo. Anzi, solo insieme al governatore uscente, appunto. Intanto all’Ars arriva Tony Rizzotto, primo “leghista” di Sicilia. Eletto sotto le insegne di Noi con Salvini, da anni è uomo vicinissimo all’ex presidente catanese.
Intanto, l’asse si è ricomposto. Micciché, Lombardo e Romano rappresentano la filigrana della nuova banconota in circolo nella Sicilia del dopo-Crocetta. Al punto da suggerire a Lombardo un suggerimento: richiamare dentro la pancia della Regione, in qualità di dirigente generale, l’ex pm Massimo Russo. Che piace a tanti, lì nel centrodestra, ma che fu un suo fedelissimo, assessore alla Salute, governatore “sostituto” quando Lombardo si sospese in seguito al processo per concorso esterno in mafia (l’accusa di mafia, nel frattempo, è caduta), persino co-animatore, insieme – rieccoci – a Gaetano Armao, di una lista per le Comunali di Palermo a sostegno del candidato di Lombardo: cioè l’altro ex assessore – rieccoci ancora – Alessandro Aricò. Cioè uno dei “fondatori” del movimento #DiventeràBellissima di Nello Musumeci e già in predicato di sostituire Vittorio Sgarbi, assessore a termine, al vertice dell’assessorato ai Beni culturali. C’è sempre l’ombra di Lombardo, a guardar bene. Se è vero che a Catania la sua abitazione non sarebbe lontana da quella di Musumeci più di duecento metri. L’istantanea che racconta il presente: l’ex governatore è sempre lì, a un passo dal potere.
La nota di Rizzotto
“In riferimento al servizio giornalistico di LiveSicilia nel quale sono stato additato, pur senza essere mai nominato esplicitamente, come un lombardiano camuffato da leghista, ci tengo a precisare che è ormai da parecchi mesi che ho aderito con la massima convinzione alla nuova Lega di Matteo Salvini e che, pertanto, Lombardo rappresenta per me soltanto il passato.” A dichiararlo è Tony Rizzotto, il neodeputato eletto nella lista sovranista in quota Lega, che aggiunge e conclude: “È maturata in me una naturale evoluzione autonomista che mi ha portato inevitabilmente verso il progetto federalista salviniano. Oggi, infatti, di fronte ad un quadro politico completamente cambiato, l’unico movimento nazionale che vuole davvero difendere la nostra terra è la Lega. ”. Lo dichiara il deputato regionale Tony Rizzotto.