PATERNO’. Ci si attende molto dall’esito degli esami del Ris. Ma passerà ancora qualche settimana prima che i risultati dei rilievi vengano ufficialmente consegnati.
A distanza di quasi due mesi, l’omicidio della 43enne di origine romena Georgeta Pop Ancuta rimane da annoverare alla voce dei casi irrisolti. Rinvenuta cadavere all’interno dell’azienda agricola per la quale lavorava tra le campagne che abbracciano i territori di Paternò e Belpasso, il suo assassinio è al centro delle indagini condotte senza sosta dai carabinieri della Compagnia paternese guidata dal Capitano Cipolletta. La stanza nella quale è stata trovata riversa a terra in una pozza di sangue è stata scandagliata dai militari e dagli uomini del Sis, palmo per palmo. E ogni spiffero di indizio è stato seguito come fosse la pista più accreditata da seguire.
Tuttavia, il carnefice non ha ancora un nome e un volto. Men che meno se ne conosce il movente. Neppure l’arma del delitto, quel fucile dal quale è partito il colpo mortale, è mai stato rinvenuto.
E’ diventato un lavoro di pazienza e di analisi quello che stanno conducendo gli inquirenti. Certo, più scorre il tempo e più l’impressione è quella che l’assassinio possa averla fatta franca: ma, come detto, gli esami genetici del Ris dovrebbero riuscire a fornire un quadro più nitido rispetto al buio di queste settimane passate ad ascoltare amici e conoscenti della vittima. Così come vi avevamo raccontato nei giorni successivi all’omicidio, in caserma erano stati ascoltati anche due potenziali sospettati ma si trattava del normale svolgimento delle indagini. Di novità sostanziali non ve ne sono mai state.
Georgeta Pop Ancuta conosceva il suo assassino? Verosimilmente sì. E’ possibile che sia un delitto maturato in ambito passionale? Potrebbe, anche esserlo. Ma improvvisarsi investigatori serve a poco.
Ciò che interessa è venire a capo di un giallo che da qui almeno alle prossime settimane rischia di rimanere tale. E irrisolto.