PATERNO’. Una settimana esatta. Sette giorni sono trascorsi dal rinvenimento del corpo privo di vita e martoriato da almeno due colpi esplosi da un fucile, della 43enne di origine romena Georgeta Pop Ancuta.
Ma se il cadavere della povera donna è stato trovato giovedì scorso (subito dopo pranzo) riverso a terra, irrigidito nel suo stesso sangue e all’interno dell’abitazione dell’azienda agricola nella quale lavorava, quello che appare ormai assodato è che l’omicidio sarebbe riconducibile alla sera precedente (dunque mercoledì) se non addirittura al pomeriggio dello stesso giorno. Ipotesi quest’ultima altrettanto plausibile. Come il fatto che la vittima conoscesse il suo carnefice.
Eppure, gli elementi certi rimangono due: il primo, è che non è ancora stata rinvenuta l’arma del delitto (il fucile, per l’appunto); il secondo quello che l’assassino non ha ancora un volto e un nome.
E nella giornata di ieri, intanto, l’inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Paternò ha portato a sentire in caserma due persone che potrebbero quantomeno aiutare a ricomporre i pezzi di un macabro puzzle che fatica a comporsi. I militari hanno perquisito anche le rispettive abitazioni dei due: ma, al momento, siamo in presenza solo di indagini e non di indagati.
Il giallo di contrada Ritornella, lembo di terra agrumicolo che abbraccia i territori di Belpasso e Paternò, rimane irrisolto. Qualche elemento in più lo si attende anche dall’esame autoptico che è stato effettuato nella giornata di martedì scorso e dai rilievi che sono stati “registrati” sul luogo del delitto dal Reparto scientifico dei carabinieri.
In tutta questa ricostruzione resta da identificare quale possa essere stato il movente. E sebbene gli elementi finora raccolti non ne danno assoluta certezza, a prendere sempre più piede pare possa essere l’ipotesi di un omicidio di natura passionale.