L'Isis è alle porte, | ma chi difende la Sicilia? - Live Sicilia

L’Isis è alle porte, | ma chi difende la Sicilia?

La minaccia dell'Isis che dalla Libia si affaccia sulle coste siciliane fa discutere i potenti del mondo. ma la politica siciliana si gira dall'altro lato e finge di non vedere, o non capire.

PALERMO- L’Isis si affaccia alle porte della Sicilia ma solo la politica non se n’è accorta. Due giorni fa su Livesicilia Roberto Puglisi registrava la clamorosa distrazione della politica, e in particolare della politica siciliana su un tema delicato come quello dell’avanzata dei tagliagole in Libia, giusto di fronte alle coste siciliane. Due giorni nei quali il tema è rimasto del tutto assente nel dibattito politico isolano.

Non una parola, fosse solo di testimonianza, o un tentativo di richiamare l’attenzione del governo nazionale o magari alla comunità internazionale sulla specificità della Sicilia, terra di frontiera, in un quadro così delicato. Un gesto, un simbolo, un appello: nulla, o quasi. Tace il governo di Rosario Crocetta, tace il parlamento regionale, che non riesce neanche a riunirsi figuriamoci a dibattere, pensa ad altro la delegazione siciliana al parlamento nazionale. Rarissime le eccezioni. Si è fatto sentire sul tema il senatore del Pd Beppe Lumia, con un intervento inviato al nostro giornale che pubblichiamo sotto. E stasera l’eurodeputato siciliano Salvo Pogliese ha annunciato un’interrogazione all’Europarlamento chiedendo che l’Unione Europea “si attivi, sia sul piano politico che diplomatico, al fine di promuovere una missione militare in Libia” e reclamando anche “un aumento della capacità operativa, e quindi di unità militari e di uomini, a disposizione dell’operazione Triton”. Di ieri anche un comunicato di Andrea Vecchio, deputato di Scelta Civica, che auspicava un più efficace sostegno all’Italia da parte dell’Europa. Sostegno che proprio oggi le istituzioni comunitarie hanno assicurato all’Italia.

Perché se in Sicilia di Libia non si parla, al di là dello Stretto, qualcosa, lentamente, si muove. I primi passi vagamente concreti riguardano l’aspetto dell’immigrazione. Oggi la Commissione Ue ha annunciato di rafforzare la sua assistenza all’Italia per l’immigrazione, estendendo l’operazione Triton almeno fino a fine 2015. L’esecutivo Ue “è pronto a reagire rapidamente a qualsiasi richiesta dell’Italia di aumentare le risorse per Triton”. “Il messaggio che inviamo oggi è molto semplice: l’Italia non è sola. L’Europa è al fianco dell’Italia”, ha detto il commissario Ue Dimitris Avramopoulos. La pratica, già complessa, si fa ancora più scottante dopo l’ulteriore destabilizzazione della situazione libica. E il tema dell’immigrazione si intreccia, almeno sui giornali, con l’allerta per il terrore nero dell’Isis. Il quotidiano britannico Daily Telegraph aveva dato notizia di documenti riconducibili allo Stato islamico, secondo i quali “grazie alla vicinanza della Libia con gli Stati crociati” i jihadisti potrebbero “utilizzare e sfruttare in modo strategico i tanti barconi di immigrati per colpire le compagnie marittime e le navi dei Crociati”. Ipotesi a cui esperti e analisti però non danno credito, ritenendo che si tratti di pura propaganda. “I nostri servizi sono in allerta ma non ci hanno dato riscontri in questa direzione”, ha detto al riguardo il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione. Gli analisti invece continuano ad avvalorare l’ipotesi che i fondamentalisti utilizzino i flussi proprio per mettere in ginocchio l’Europa anche provocando divisioni tra gli Stati della Ue. Anche per questo oggi la Commissione ha voluto lanciare un segnale politico chiaro.

La comunità internazionale intanto tentenna. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu pensa a un tentativo di soluzione politica del problema e di interventi militari per ora non si parla. L’idea, secondo alcuni media nazionali, sarebbe quella di affidare la guida della missione diplomatica in Libia a una figura di primissimo piano, magari a un ex presidente americano. Il governo Renzi sollecita la comunità internazionale a far presto e si dice pronto a fare la propria parte. “Parafrasando Clemenceau, è bene che gli italiani si occupino della Libia, altrimenti sarà la Libia a occuparsi di noi”, ha detto il sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi, Marco Minniti. Parole, fin qui. Per i fatti sembra si attenda di capire le reali intenzioni degli attori di primo piano.

Nel frattempo, la Sicilia pensa ad altro. O almeno pensa ad altro la politica siciliana, visto che nell’Isola la magistratura invece si è attivata di fronte alla possibile minaccia, come spiegava ieri su Livesicilia Riccardo Lo Verso. Nessuno ovviamente immagina che un problema di tale enormità possa essere affrontato a livello regionale. Né sono auspicabili allarmismi e crisi di panico. Ma da qui a dimenticare l’inferno al di là del Mediterraneo – quasi non esistesse – di acqua ne corre un po’ troppa.


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