Falcone con l’occhio pesto. Falcone in procinto di saltare in aria, ma come Willy il coyote. Per scherzo. Come se l’orrore di Capaci fosse miniaturizzabile, riducibile al cattivo gusto di una oscena barzelletta. Come se il sangue fosse inchiostro rosso. Chi ha ideato lo scempio è stato cancellato. Bene. Eppure rimane una ferita con le labbra incandescenti. Eppure è utile non limitarsi a prendere atto che l’onta è stata lavata. Bisogna andare oltre. Questa faccenda non è liquidabile col solito alibi dell’imbecillità di pochi. Questa sarà anche l’imbecillità di pochi, ma affonda le sue radici in un terreno avvelenato e favorevole. In un contesto che le strizza un occhio beffardo. Quando si comincia a tirare un paese da due estremità, dal Nord e dal Sud, si rischia di strapparlo a metà. Quando si accolgono e si rilanciano discorsi zoppicanti sul Tricolore, poi non c’è da stupirsi se il risultato è quello di stuzzicare il livore di qualcuno, a sfondo razziale. Il dibattito tra Nord e Sud – un giusto dibattito – sta alzando la temperatura, sta confondendo i concetti, sta danneggiando valori e istituzioni, semplicemente perchè spesso è posto male, con toni e accenti incongrui. Non possiamo far altro che ricordarlo agli arditi degli opposti schieramenti, affinché con l’ardimento pratichino la difficile arte della sobrietà e della responsabilità. Non possiamo far altro che mettere una foto sorridente di Giovanni Falcone, adesso. Per risarcirne la memoria. Per dirgli, ovunque sia, che gli italiani veri gli vogliono ancora bene. E non lo scorderanno mai.
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