Il Pdl? “Non ce ne è mai fregato nulla”. Il Terzo polo? “Alcuni amici avrebbe fatto meglio a stare zitti, non bisogna sempre parlare tanto per dimostrare che si esiste”. Il Fli? “Sono come i giapponesi nella foresta: aspettano Berlusconi per sparargli”. L’Udc? “E’ come la coda delle lucertole: più la tagli, più ricresce”. E’ un fiume in piena Gianpiero D’Alia, il coordinatore siciliano dei centristi che a Palermo, presso l’ex Charleston, ha presieduto il congresso provinciale e cittadino dei casiniani.
Un’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa ma soprattutto lo scenario ideale per le grandi manovre di riavvicinamento al Pd e all’Mpa di Raffaele Lombardo. A vedere la sala gremita che tributa applausi scroscianti appena sente che l’intesa con il Pdl, data per certa fino a qualche giorno fa, era solo un errore di “comunicazione”, si capisce che aria tira nel partito. Nessun ritorno al vecchio schema del centrodestra, quindi, ma una ripresa del dialogo con gli ex alleati democratici e autonomisti che però non significa un rientro nel governo Lombardo.
“Non credo che ci sia lo spazio per una ricomposizione del governo regionale – dice D’Alia nel suo intervento – le questioni che ci hanno portato a uscire dal governo non sono legate agli assetti interni, ma sono complesse: la Regione non riesce a fare il bilancio, è in esercizio provvisorio e dovrà tagliare 1,5 miliardi di euro di spesa. Non voglio polemizzare con l’assessore Armao, ma se il commissario dello Stato impugna le ultime tre leggi per la mancata copertura finanziaria non si può fare un ricorso per il quale ci vorranno anni”. E continua: “Ci vuole un piano di risanamento, oltre alle riforme che in Italia si stanno già facendo, mentre in Sicilia no perché manca una maggioranza politica che sostenga il governo. Il Pd è preso da dispute interne, il Terzo polo deve ancora nascere in maniera trasparente e lineare così come avviene a Roma. Il Terzo polo, del resto, è nato dopo il governo Lombardo e rappresenta un progetto politico alternativo a un bipolarismo finito, un progetto culturale che si fa sulle cose concrete: abolire le province in Sicilia, riformare gli enti locali, liberalizzare i servizi pubblici locali, cancellare le società a partecipazione regionale e locale che mangiano solo soldi, riformare la formazione e non aumentare l’Irpef, soprattutto se serve non a coprire la spesa produttiva ma la tabella H. Su queste cose chiediamo di lavorare e di costruire il Terzo polo, non sull’assessore in più o in meno”.
Un ramoscello d’ulivo che è subito stato raccolto da Giovanni Pistorio, dell’Mpa, che nel suo saluto alla platea ha ammesso che “ci sono difficoltà che vanno superate. Noi abbiamo una vicinanza umana e culturale con l’Udc, il nostro partito nasce da una sua costola: questo può comportare qualche tensione, ma anche una maggiore facilità di dialogo. Bisogna collaborare alle prossime amministrative per dare una risposta forte ai problemi della Sicilia e portali a Roma: da soli né l’Mpa, né l’Udc ce la possono fare”.
Ma il congresso è anche l’occasione per parlare anche delle prossime amministrative: “Il tema non sono le alleanze ma i contenuti – dice D’Alia – oggi lanciamo per Palermo un programma per la città, elaborato sotto la supervisione del professore Piraino, perché la soluzione migliore non è riproporre alleanze che hanno fallito, a noi interessa costruire un progetto politico che faccia di Palermo la priorità della politica regionale. Questo si può fare solo con una giunta di salute pubblica che vada oltre schieramenti che sono protesti al passato e non al futuro. Partendo da questo programma, ci confronteremo con le altre forze politiche”. E per far questo, bisogna trovare un candidato sostenuto da un’ampia coalizione: “Pensare che le grandi decisioni, anche impopolari – puntualizza D’Alia – le possa prendere un sindaco che viene eletto con un 30%, è da pazzi. E a sinistra di pazzi ce ne sono tantissimi”. E per Palermo, lancia la proposta di una legge speciale: “Un provvedimento per la città metropolitana, che conferisca maggiori poteri grazie a uno statuto speciale e permetta di governare un territorio più ampio”. Infine un secco no alle primarie – “Sono una scorciatoia che certifica il fallimento dei partiti, invocare il popolo per non assumersi le proprie responsabilità è troppo facile” – e un annuncio: i candidati dell’Udc alle prossime elezioni dovranno presentare non solo il proprio certificato penale, ma anche quello Antimafia.
“L’Udc si conferma un partito responsabile che pensa al bene della Sicilia e dei siciliani – dice il capogruppo dei centristi a Sala delle Lapidi, Salvo Italiano – e questo congresso così affollato è un grande momento di democrazia e di confronto, che ci proietta con fiducia ai prossimi appuntamenti elettorali. E’ ora di mettere da parte gli interessi di bottega e di pensare al bene comune, soprattutto a Palermo. La città è ormai allo sfascio, serve una grande opera di riqualificazione che le restituisca dignità e serenità”. Il congresso ha infine eletto Anthony De Lisi segretario cittadino e Mimmo Guarneri segretario provinciale.