"L'ufficio del giudice di pace |nella casa dei Santapaola" - Live Sicilia

“L’ufficio del giudice di pace |nella casa dei Santapaola”

La casa dei Santapaola confiscata

La proposta è del vicesindaco Ivan Albo.

San Gregorio di Catania
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3 min di lettura

SAN GREGORIO – Lo scorso 09 aprile nella sala consiliare del comune di Mascalucia s’è tenuto l’incontro tra i sindaci appartenenti ai 13 Comuni del comprensorio Etneo che dovranno decidere se unirsi in consorzio per mantenere il servizio di giustizia di primo livello, quello del Giudice di Pace, garantendone gli oneri economici connessi all’iniziativa.

Ho manifestato ai colleghi dei Comuni Etnei di considerare la opportunità di trasferire gli uffici del Giudice di Pace presso l’abitazione familiare della famiglia Santapaola, in territorio di San Gregorio, da tempo confiscata alla mafia e da allora rimasta abbandonata – ha spiegato Ivan Albo, vice sindaco ed assessore ai beni confiscati alla mafia del Comune di San Gregorio -. Ritengo obbligatorio che la politica esprima questo importantissimo messaggio di legalità ai propri cittadini trasformando in presidio di giustizia ciò che un tempo è stato simbolo dell’illegalità”.

L’abitazione di Benedetto Santapaola, detto Nitto, venne confiscata alla mafia e per questo entrò a far parte del patrimonio indisponibile dello Stato diversi anni addietro. Situato nella zona Sud del Comune di San Gregorio il grande appartamento della famiglia Santapaola è stato anche teatro di una grave fatto di sangue che scosse la famiglia del Boss Santapaola, con l’uccisione della moglie di Nitto, la signora Minnici, che la sera del 2 settembre del 1995 ebbe ad aprire la porta di casa a due finti poliziotti che la ferirono mortalmente con due colpi di pistola.

I Comuni Etnei sono chiamati a decidere in questi giorni sulla opportunità di fornire ancora, ad una utenza di oltre 180 mila cittadini, un servizio primario di tutela giudiziaria in materia civile e penale, qual è quello del Giudice di Pace,che diversamente verrebbe di fatto vanificato.

“Al di là della condivisa opportunità di garantire il servizio giudiziario – ha continuato l’assessore Albo-, diversi colleghi dei Comuni Etnei hanno lamentato le difficoltà economiche a garantire con le proprie casse le cifre ipotizzate in convenzione coi locali di Mascalucia. Per questo ritengo che non soltanto il gesto di legalità debba trovarci uniti ed impegnati tutti verso una concreta realizzazione della mia proposta, ma conti alla mano ne avremmo perfino un risparmio annuale per quasi 30 mila euro sui circa 200 mila complessivamente indicati dagli uffici proponenti.”

Il Vice Sindaco Ivan Albo non ha dubbi “questi beni confiscati alla mafia devono produrre reddito in tutela giudiziaria e – aggiunge l’assessore dell’amministrazione Corsaro – ritengo che questa mia proposta debba essere concreto motivo di orgoglio per la politica siciliana, a cui immagino e spero tutti i colleghi dei Comuni Etnei vogliano concretamente e fattivamente aderire”.

Al di là del contenimento delle spese dell’iniziativa, allora, le amministrazioni dei 13 Comuni Etnei interessati alla iniziativa avranno un altro elemento da considerare oltre a quello di garantire un servizio contenendo i costi incidenti sui propri Comuni.

I Comuni Etnei chiamati ad aderire alla iniziativa di consorzio per la gestione ed il mantenimento di una sede degli uffici giudiziari del Giudice di Pace sono: Gravina di Catania, San Giovanni La Punta, San Gregorio, San Pietro Clarenza, Sant’Agata Li Battiati, Tremestieri Etneo, Nicolosi, Camporotondo Etneo, Trecastagni, Pedara, Viagrande, Zafferana Etnea e Mascalucia, quest’ultima attualmente sede degli attuali uffici del Giudice di Pace che costano all’incirca 26 mila euro di locazione.

Il giudice di Pace di Mascalucia solo nell’ultimo anno ha avuto un valore annuo di produttività pari a 2.085 contenziosi civili e quasi 500 cause penali trattate.

 


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