L'ultimo dono di Alessandra: | la bellezza della politica - Live Sicilia

L’ultimo dono di Alessandra: | la bellezza della politica

E' la condanna di ogni rivoluzione e di ogni terrore: la lama che recide la testa vale più della testa che ha tagliato. L'innumerevole e l'indistinto la fanno da padrone. Nel furore del popolo vengono consumati gli onesti e i malvagi.

E’ naturale che l’evento tragico della morte di Alessandra Siragusa racchiuda in sé il dolore e la bellezza. Alessandra era una bellissima donna – dando al giudizio la leggerezza di un’armonia intelligente tra corpo, spirito e ideali -, non priva di imperfezioni. La bellezza non lo è mai nella sua caratura più sincera, quando cioè si riferisce all’umanità. L’imperfezione non rappresenta né un errore, né una negazione, ma una tenue increspatura che rende più prezioso il dono.

Alessandra è stata ricordata in Parlamento, come sappiamo. Un video testimonia momenti autentici. L’onorevole Marina Sereni quasi si regge al microfono durante la commemorazione. Il suo linguaggio si snoda su due binari. Nelle parole, nel loro significato, c’è la cronistoria di un percorso nobile. Nella voce spezzata e nei gesti – il foglio preso a due mani, l’avvicinarsi e l’allontanarsi proprio dal microfono, la compunzione della testa bassa – si avverte il carico sentimentale del racconto. Il cordoglio si raddoppia. C’è una perdita immane, nel conteggio logico della sottrazione che una comunità ha subito. C’è la cronaca fisica di una sofferenza che non accenna a spegnersi, anzi aumenta e non si placa, via via che si snoda il discorso.

Ecco, in tempi di bruttissima politica, siamo davanti a un segnale di politica bellissima. E il cittadino semplice dovrebbe riconoscerlo. Invece la perla di Montecitorio è stata talvolta seppellita da commenti impropri, dal solito livore anti-casta. Che forse è comprensibile, se nasce da una autentica rabbia civile, ma perde ragione d’essere, se diventa un indiscriminato tiro al bersaglio. E’ la condanna di ogni rivoluzione e di ogni terrore: la lama che recide la testa vale più della testa che ha tagliato. L’innumerevole e l’indistinto la fanno da padrone. Nel furore del popolo vengono consumati gli onesti e i malvagi. E’ perfino facile constatare che spesso sono i malvagi a farla più franca dei puri, perché dispongono delle menzogne adatte con cui si definiranno nuovi e virtuosi.

La bellezza della memoria di Alessandra sta nella particola di umano che è penetrata in un luogo solitamente estraneo all’umanità. La nostra politica si occupa di aritmetica elettorale, di chimica del consenso. Non ha il tempo né la voglia di approfondire il lato migliore, presa com’è dai suoi calcoli, dai trucchi per la conservazione del potere. Il politico pessimo, come il rivoluzionario assetato di sangue, vede la massa, mai il singolo.

Perciò, il ricordo di una donna tenace, forte, caparbia e dolcissima ci riconcilia con il tempio della rappresentanza e ce lo rende vicino e familiare, sulla frequenza di passioni comprensibili. Stana coloro che sono riusciti a non perdere il centro di gravità delle emozioni. E’ l’ultimo regalo di una grande palermitana. Eppure, rimane sullo sfondo del lutto la madre di tutte le domande: perché la bellezza non va mai al potere?


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