Emanuela Algeri non c’è l’ha fatta, l’ematoma cerebrale era troppo vasto per essere operato. La ragazza è morta, ma i suoi organi restituiranno una vita migliore ad altri. La studentessa messinese di 23 anni è spirata, questa mattina intorno alle sette, dopo due giorni di coma. Fatale è stato l’incidente di lunedì notte con la sua Fiat 500 di cui ha perso il controllo, forse, a causa di un colpo di sonno. Intorno alle 3, l’auto di Emanuela viaggiava sul viadotto “Ritiro” della Messina – Palermo quando, all’approssimarsi di una curva, si è improvvisamente schiantata contro il guard-rail. L’impatto è stato durissimo, sembra che la ragazza non abbia avuto nemmeno il tempo di frenare. Sull’asfalto non sono stati riscontrati segni. Lo scontro è stato frontale: i soccorsi sono stati chiamati da un automobilista di passaggio che ha avvisato il 118. Fin dal suo arrivo al Policlinico di Messina, le condizioni della ragazza sono apparse molto gravi: per due giorni è stata tenuta in vita con la respirazione artificiale ma il destino di Emanuela era segnato.
Il tratto in cui è avvenuto l’incidente si trova poco prima dello svincolo per Boccetta ed è caratterizzato da una pendenza molto accentuata: chi lo percorre abitualmente sa che è meglio non premere troppo il piede sull’acceleratore. Secondo gli accertamenti, la macchina della ragazza messinese non viaggiava a velocità sostenuta. C’è chi invoca misure di sicurezza più adeguate come una segnaletica lampeggiante in prossimità del curvone, qualcosa insomma che renda meno pericoloso il transito delle auto che dopo il rettilineo si trovano davanti ad un tornante a gomito. Dall’inizio, questa è la ventitreesima vittima della strada in provincia di Messina, ventitrè come gli anni di Emanuela che studiava ed era impegnata nel volontariato. Figlia di una dipendente della Camera di Commercio, prestava servizio civile presso l’Unione italiana ciechi e le sue cornee resteranno nella “Banca degli occhi” del Policlinico. I genitori della ragazza, infatti, hanno autorizzato la donazione degli organi. Il fegato andrà a Bologna, i reni a Catania. Il cuore, infine, continuerà a battere a Padova. Una storia esemplare quella di Emanuela, sorella del confine tra tra tragedia e solidarietà. Chi la conosceva, la descrive come una ragazza dalla sensibilità fuori dal comune, che riusciva ad accorgersi del rumore delle lacrime dei più sfortunati. Da qui il suo impegno presso l’Unione italiana ciechi. Per lei era una missione.