PALERMO – “Il nostro caro Marco era un giusto. Tutti i sentimenti di giustizia vivevano in lui. La sua disponibilità e la sua pacatezza erano unici. Beato il nostro fratello Marco, ha cercato, si è sforzato di far cambiare la società”. Sono le parole di don Pietro, il parroco della chiesa Maria Santissima dell’Assunta a Mondello, dove oggi è stato celebrato il funerale di Marco Sacchi, il giornalista Rai di 61 anni che ha perso la vita in un tragico incidente in via Castelforte, a Palermo. Una chiesa gremita ha accolto il feretro, presenti centinaia di amici e colleghi, tra giornalisti e operatori tv, compreso chi, dal 1981, aveva lavorato al suo fianco nella sede di viale Strasburgo. La stessa da cui, mercoledì pomeriggio, stava tornando a casa. Lungo il tragitto poi il terribile schianto con un’auto.
Decine gli aneddoti con cui, in questi giorni, il telecineoperatore è stato ricordato. Pensieri che si sono susseguiti anche oggi, fuori dalla chiesa, dove in tanti hanno ricordato Sacchi per la sua devozione alla professione. Ed è stato proprio sul suo lavoro e sulla sua grande scrupolosità nel raccontare gli eventi, che l’omelia si è concentrata. “Sei stato un operatore di pace, ci hai presentato eventi terribili filtrandoli con la tua sensibilità – ha proseguito il parroco -. Ci hai mostrato tu le immagini di Capaci, con cui hai scosso le coscienze. Con quel servizio e con tanti altri che hai realizzato con passione e serietà, hai messo a nudo la crudeltà della società. In questo tuo ruolo hai trasmesso la giustizia, hai mostrato cosa vuol dire vivere correttamente”. Poi si è rivolto alla famiglia di Sacchi, la moglie e i due figli: “La difficoltà nasce adesso per chi resta, ma chi ha amato Marco sarà adesso da lui guidato, troverà nei pensieri a lui rivolti la forza e la pace per andare avanti”.