La prima puntata del trionfo somiglia a una gaffe. I neo-eletti del M5s eviteranno di parlare, singolarmente, con la stampa, almeno per un periodo. E’ la notizia di un indirizzo, una sorta di ‘consegna al silenzio’, che filtra dal conclave di deputati e senatori grillini.
Certo, sarebbe bello se il Movimento smentisse, per coloro che l’hanno scelto e per quelli che, pur votando altro, si aspettano uno strappo dalla vecchia politica chiusa nelle sue alchimie.
Sarebbe utile, se il capo politico, Luigi Di Maio, dicesse, chiaro e tondo, che i suoi parlamentari hanno libero accesso alle interviste, che i giornalisti non sono nemici di cui diffidare, perché il grillismo non è la mistica sospettosa di adepti che guardano al mondo di fuori come se fosse disseminato di trappole. Una rivoluzione che piacerebbe a tanti, pure non della parrocchia.
Sarebbe, questo, il segno di un vero rinnovamento, tanto invocato dai cinque stelle, un contributo alla libertà di coscienza e alla voglia di trasparenza, senza distinguo.
In mancanza, se la smentita, che fiduciosi attendiamo, non arriverà mai, dovremo accontentarci di una sovranità limitata dell’eletto pentastellato. Seppure – va da sé – honestissima.