Il sindaco di Palermo racconta la storia di una città “in crescita” che sta abbandonando le secche e che è pronta a spiccare il volo verso traguardi importanti. L’irriverente quesito ci sorge spontaneo: di quale città stiamo parlando, sindaco? Di Palermo-Palermo? Della città inquinata, traboccante di smog e traffico? Della città degli homeless che dormono per strada senza assistenza? Della città che delega la solidarietà a Biagio Conte, alla Comunità di Sant’Egidio perché le risorse sociali sono all’osso? Della città sporca, avvilita e mortificata dalla polemica sull’Amia? E potremmo continuare. Non sappiamo quali magici occhiali il sindaco Cammarata abbia inforcato per tracciare tale fantasmagorico ritratto. Gli riconosciamo volentieri una indiscutibile onestà, la passione per il suo ruolo e le difficoltà, non lievi, che ha incontrato, come attenuanti generiche. E siamo pronti ad aggiungere il rispetto umano dovuto a un sindaco bersagliato da tutte le parti – spesso anche dai finti amici – per nodi strutturali irrisolti che non sono attribuibili soltanto al suo mandato. Tuttavia non condividiamo le tinte tendenzialmente pastello con cui egli tratteggia il presente e il futuro di Palermo. Basta fare quattro passi, in una via a piacere, per scoprire colori assai più foschi. Ed è una verifica alla portata di chiunque.
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