Franco Zeffirelli forse non si è accorto di avere omaggiato la regia di Emma Dante col più bello e autorevole complimento che si potesse inventare. Perchè Carmen, in effetti, è il demonio.
E se Emma è riuscita a incarnarla nel ruolo tanto vividamente – secondo l’autore del Gesù di Nazareth – l’applauso dovrebbe levarsi spontaneo. Carmen è demoniaca in quanto tale. Nei suoi elementi di fascinazione e di sovvertimento delle regole. E non è vero che sia una creatura apolide, dal punto di vista letterario.
Ricorda Zeffirelli le poesie di Baudelaire, tanto per citare un caso? Ricorda lo spasimo del suo cuore del suo sesso tra le delizie erotiche della mulatta Jeanne Duval (“Il vampiro”) e della delicata madame De Sabatier (“Angelo della gioia, dei giochi della luce…)?
Le riproponga sul palco di un panorama gitano, ed ecco che prenderanno la forma di Carmen e Micaela. Insomma, abbiamo il sospetto che il vecchio regista abbia voluto celare l’omaggio dietro il brontolio. E poi ci fa simpatia uno che crede nel diavolo con le corna, lo zolfo e tutto il resto. In un’epoca di sciatti visionari della madonna, potremmo senz’altro accontentarci.