Cronaca

Mafia a Castellammare, 13 arresti| Avviso di garanzia al sindaco

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16 Giugno 2020, 06:59

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Scarcerato nel 2015 si era ripreso il posto di reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. Francesco Domingo, soprannominato “Tempesta” è uno dei tredici arrestati del blitz carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

È un’inchiesta destinata a fare rumore perché i carabinieri stanno notificando un invito a comparire per essere interrogato, con contestuale avviso di garanzia, al sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Rumore perché Rizzo, eletto nel 2018 con una lista civica di centrodestra, ma sostenuto anche da una parte del centrosinstra, si era impegnato, almeno a parole, a seguire la strada della legalità. E lo ha fatto nel corso delle cerimonie di commemorazione per l’anniversario dell’uccisione di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione siciliana e fratello di Sergio, l’attuale capo dello Stato. Si era impegnato ad onorare “il testamento morale di trasparenza, democrazia e dialogo che ci ha lasciato”, seguendo “con i fatti il suo esempio di politica con le carte in regola, intesa e vissuta come servizio alla collettività, rispettosa delle regole democratiche, quindi affidabile e seria”.

Oggi Rizzo – i carabinieri hanno perquisito il suo ufficio e la sua abitazione – finisce coinvolto in una brutta storia di mafia nel Comune che per infiltrazioni mafiose era stato sciolto nel 2006. Anche allora era emersa la figura di Domingo e il coinvolgimento di alcuni tecnici comunali che sui erano attivati per spingere alcune pratiche di concessione edilizia del boss.

Nel blitz, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo, sono impegnati 200 militari con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati come lo Squadrone eliportato cacciatori di Sicilia, e unità cinofile per la ricerca di armi. In corso anche decine di perquisizioni.

I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti aggravati dal metodo mafioso. Nel corso delle indagini sono emersi i legami fra Domingo e la famiglia mafiosa dei Bonanno di New York. Gli americani tornava in Sicilia e chiedevano al boss di Castellammare l’autorizzazione ad interfacciarsi con altri esponenti mafiosi del mandamento di Alcamo. Gli incontri, alcuni con il capomafia di Sciacca Accursio Dimino, sono stati monitorati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale guidato dal colonnello Gianluca Vitagliano. In ballo c’erano importanti affari nel settore delle scommesse, ma anche nell’import-export di prodotti agricoli.

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Il ruolo mafioso di Domingo è noto da due decenni. Era stato il tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna. Su mandato di Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro fu incaricato di intimidire le guardie carcerarie che proprio in Sardegna si sarebbero rese responsabile di maltrattamenti ai detenuti al regime di cui all’art. 41 bis.

Fu Domingo a organizzare un incontro fra Gaspare Spatuzza, boss di Brancaccio oggi pentito, e Messina Denaro, allora entrambi latitanti.

Tutti i nomi degli arrestati: Francesco Domingo, 64 anni, Diego Angileri, 83 anni (domiciliari), Felice Buccellato, 79 anni (domiciliari), Rosario Antonino Di Stefano, 51 anni, Camillo Domingo, 53 anni, Daniele La Sala, 40 anni, Salvatore Mercadante, 35 anni, Maurizio Gaspare Mulè, 54 anni, Antonino Sabella, 63 anni, Stebastiano Stabile, 73 anni (domiciliari), Francesco Stabile, 61 anni, Carlo Valenti, 42 anni, Francesco Virga, 50 anni. Il provvedimento riguardava anche Benedetto Sottile, 72 anni, che però è deceduto nel 2018.

Tra gli indagati anche l’ex consigliere vice presidente del consiglio comunale di Castellammare del Golfo, Francesco Foderà, che avrebbe chiesto a Domingo un aiuto per recuperare un mezzo agricolo che gli era stato rubato, e all’avvocato trapanese Francesco Di Bono, ex presudente del Consiglio comunale di Trapani, che sarebbe entrato in gioco in un’estorsione commessa da Domingo e Virga ai danni di un imprenditore.

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16 Giugno 2020, 06:59

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