Boss con le concessioni statali | Affari per 100 milioni, 8 arresti - Live Sicilia

Boss con le concessioni statali | Affari per 100 milioni, 8 arresti

Le mani di Cosa Nostra sulle scommesse. Sequestrate società e imprese. I NOMI E LE INTERCETTAZIONI

PALERMO – Che la mafia accumulasse denaro con le agenzie di scommesse sportive era un dato ormai assodato. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo scopre e smantella il livello superiore. Cosa Nostra ha ottenuto dallo Stato le concessioni per aprire agenzie che hanno raccolto scommesse per cento milioni di euro.

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I nomi
I finanzieri del Comando provinciale, agli ordini del generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare a dieci persone. Carcere per Francesco Paolo Maniscalco, 57 anni, Salvatore Sorrentino, 55 anni, Salvatore Rubino di 59, Vincenzo Fiore di 42, e Christian Tortora, 44 anni. Arresti domiciliari per Giuseppe Rubino, 78 anni, Antonino Maniscalco, 26 anni, e Girolamo Di Marzo, 51 anni.

Nei confronti dei fratelli Elio e Maurizio Camilleri, di 52 e 55 anni, il giudice per le indagini preliminari Walter Turturici ha invece applicato la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo.
L’inchiesta svela a vario titolo reati di associazione mafiosa, concorso esterno, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Imprese e società sequestrate
Sotto sequestro finiscono otto imprese con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania, cinque delle quali titolari di concessioni governative cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie scommesse. Sigilli anche in nove agenzie a Palermo, Napoli e in provincia di Salerno, attualmente gestite direttamente dalle aziende riconducibili agli indagati. Il tutto per un valore complessivo stimato in circa 40 milioni di euro.

Le società coinvolte nell’inchiesta sono “Bet for Bet srl”, “Tierre Game srl”, “Gierre Game srl”, “Gaming Group Management srl”, “Lasa Giochi srl”, “Village Intralot srls”, ditte individuali “Massaro Antonio” e “Accardi Fabrizio”.

Gli uomini chiave
Per eseguire il provvedimento sono stati impegnati duecento militari. Sono anni che i finanziari guidati dal colonnello Gianluca Angelini del Nucleo di polizia economico-finanziaria e coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dal sostituto Dario Scaletta, seguono gli indagati e i loro affari. I
ntercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami dei flussi finanziari: è stato un lavoro duro, ma alla fine è stato ricostruito l’impero delle scommesse targate Cosa Nostra. 

Gli uomini chiave sarebbero Francesco Paolo Maniscalco, della famiglia mafiosa di Palermo Centro, e Salvatore Rubino che avrebbe messo a disposizione dei clan la propria abilità imprenditoriale per riciclare denaro sporco e imporre il marchio mafioso nel settore delle scommesse. Cosa Nostra si sarebbe infiltrata nell’economia legale attraverso il controllo di imprese la cui gestione operativa sarebbe stata affidata a Fiore e Tortora. Questi ultimi hanno partecipato ai bandi pubblici per l’acquisto delle concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dai Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive.

Un affare per tutte le famiglie mafiose
Per finanziare l’ambizioso “progetto aziendale” sono stati utilizzati i soldi di due mandamenti mafiosi: Porta Nuova e Pagliarelli (attraverso l’acquisto di quote societarie operato dai fratelli Camilleri, imprenditori considerati collusi, con 500 mila euro poi restituiti in più tranche per alcuni dissidi interni).
I soldi servivano anche per sostenere economicamente le famiglie del carcerati o dei boss morti ammazzati come nel caso del reggente di Porta Nuova Nicola Ingarao.

Per mettere a punto gli affari e regolare le controversie i mafiosi hanno spesso organizzato dei summit convocati in una falegnameria di via Paolo Emiliani Giudici dal boss di Pagliarelli, Settimo Mineo, che ha presieduto l’ultima riunione della cupola di Cosa Nostra nel maggio 2018, e dal suo braccio destro, Sorrentino, soprannominato “lo studentino”.

Il volume d’affari negli anni è diventato enorme. C’è stata la necessità di aprire agenzie in altri zone della città e dunque di cercare sponda nelle famiglie mafiose della Noce, di Brancaccio, di Santa Maria del Gesù e di Belmonte Mezzagno. I mafiosi di San Lorenzo, invece, attraverso alcune imprese, si occupavano dei lavori edili necessari per aprire le agenzie. Insomma, ciascuno aveva il proprio posto a sedere nella ricchissima tavola delle scommesse. Compresi alcuni prestanome. Tali vengono considerati Antonino Maniscalco e Girolamo Di Marzo. 

Il Coronavirus favorisce i boss
C’è un capitolo investigativo recentissimo e inquietante che conferma la concreta minaccia delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico legale, oggi in seria difficoltà a causa delle conseguenze derivanti dal Coronavirus. Il gruppo imprenditoriale targato Cosa Nostra lo scorso febbraio ha acquistato in contanti, nel quartiere Malaspina, un immobile per piazzarvi gli amministrativi di una delle società del gruppo. Il 15 maggio scorso ha inoltre acquisito un’ulteriore agenzia di scommesse.

 


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