PALERMO – Nessun grave indizio. È pesante il giudizio del Tribunale del Riesame sull’inchiesta che avrebbe smascherato le presunte infiltrazioni mafiose nel Cantieri navale.
Due degli arrestati, Giuseppe Corradengo e Vito Galatolo, sono stati scarcerati. Il primo era accusato di essere prestanome del secondo. Non sono state ritenute attendibili le dichiarazione dell’ex boss dell’Acquasanta Angelo Fontana. I giudici del Riesame sostengono che “al momento della captazione dei colloqui fra Corradengo e la moglie (su cui si basa una fetta delle indagini ndr) Galatolo non aveva più alcuna cointeressenza occulta nelle società Eurocoibenti e Sa.Ve.Mar (entrambi sono finite sotto sequestro ndr).
Il Riesame che ha annullato il provvedimento di arresto sostiene pure che non c’è prova degli investimenti mafiosi nelle società. O meglio emergono passaggi di denaro di scarsissima entità – poche centinaia di euro – certamente non compatibili con il quadro descritto da Fontana, secondo cui Galatolo faceva soldi a palate nella cantieristica navale.
In una conversazione la moglie di Corradengo, Rosalia Viola, protestava per il fatto di avere dovuto dare 500 euro alla consorte di Galatolo, Maria Concetta Camassa. “Se la causale di tali consegne di denaro fosse realmente la distribuzione degli utili prodotti dalle società di Corradengo – scrivono i giudici – in favore del socio occulto Galatolo, certamente i due interlocutori non avrebbero avuto alcun motivo di lamentarsi, trattandosi di somme legittimamente pretese in forze delle partecipazioni societarie”.
È passata dunque la tesi degli avvocati difensori Rosario Sansone e Rosanna Vella secondo cui, fra le due famiglie c’era rapporti di amicizia. Nulla di illecito.