Mafia a Catania, l'escalation armata tra Nizza e Cursoti milanesi

I kalashnikov per mostrare i muscoli: l’escalation tra Nizza e Cursoti milanesi

Una storia di tensioni tra i clan per questioni di debiti

CATANIA – Una spedizione armata, venti scooter e moto con persone del clan Nizza armate di kalashnikov, mitragliette Uzi e pistole a caccia di Carmelo Distefano, il leader dei Cursoti milanesi. A Catania nei primi mesi del 2020 si arrivò quasi alla faida tra due clan. Questioni di soldi e donne, ma soprattutto di mostrare a tutti che non si aveva paura di impugnare le armi per risolvere le questioni.

La storia dell’escalation tra i due gruppi è stata raccontata dai collaboratori Silvio Corra e Salvatore Scavone, reggenti del clan Nizza nel periodo in cui Giovanni Nizza era in carcere e decideva da lì le questioni del gruppo affiliato ai Santapaola – Ercolano. Entrambi sono stati coinvolti in prima persona nella dimostrazione di forza militare nei confronti dei Cursoti milanesi.

Il pestaggio

Le tensioni tra i due gruppi iniziano con il pestaggio a Filippo Marletta, fratello di Mario, ex appartenente ai Nizza. Marletta molesta la moglie del boss Andrea Nizza, la quale riferisce al reggente. Corra organizza insieme ad altre persone del clan un pestaggio, che avviene in un bar di via Acquicella.

Marletta però è cugino dei fratelli Sanfilippo, che in quel periodo sono affiliati ai Cursoti milanesi e sono sempre più vicini al boss Carmelo Distefano. Il quale parla con un uomo dei Nizza e fa sapere che Marletta è parente di persone del suo clan, risponde lui delle sue azioni e non deve essere più toccato.

I debiti

Questa mossa però ha delle conseguenze negli equilibri interni dei clan, perché di fatto passa con i Cursoti milanesi anche Mario Marletta, ex del clan Nizza. Quando Salvatore Scavone, che dei Nizza sarà poi il reggente, esce dal carcere, racconta che quando Mario Marletta era con i Nizza ha ricevuto tanti soldi e armi dal clan, e per questo vuole che Distefano risponda di questi debiti, proponendo di togliere a Marletta la casa, che è di proprietà del boss Andrea Nizza, e il centro scommesse che ha aperto a Librino.

Per risolvere la questione Scavone si incontra con Carmelo Distefano in una riunione organizzata da Ciccio Napoli, all’epoca reggente dei Santapaola, alla presenza anche dei fratelli Sanfilippo. Scavone chiede la restituzione della casa e del centro scommesse da parte di Marletta ma la situazione si fa tesa.

Distefano molto arrabbiato dice che non si possono buttare fuori di casa persone del suo gruppo e che se le cose andranno diversamente litigheranno, Scavone replica che è pronto al litigio e caccia via di casa lui e gli altri Cursoti.

La spedizione punitiva

A quel punto Scavone racconta l’accaduto a Corra, il quale organizza una colonna di venti scooter e moto con due persone per mezzo, armate di tre fucili mitragliatori AK47, una decina di pistole mitragliatrici Uzi e diverse pistole. L’intento è dimostrare a Distefano che non i Nizza non hanno paura di uno scontro armato e hanno la forza militare per passare all’azione.

La colonna gira per un’ora nella zona dei Cursoti milanesi. Batte le strade di San Berillo nuovo, viale Rapisardi, viale Grimaldi a Librino, corso Indipendenza, cercando Carmelo Distefano per schiacciarlo con la forza militare. Solo che Distefano non si trova in nessuno dei luoghi abituali dei Cursoti, quindi dopo un’ora la spedizione deve sciogliersi. Una colonna di venti motorini con persone armate di fucili dà troppo nell’occhio.

L’ora degli affari

Il giorno dopo Corra incontra Ciccio Napoli, il quale gli dice che non è il momento di fare la guerra ma di guadagnare soldi. Napoli organizza subito un incontro con Distefano e altri membri dei Cursoti milanesi e dei Nizza per tranquillizzare gli animi. Alla fine della riunione si stabilisce che la questione dei debiti di Marletta sarà decisa quando questi uscirà di prigione, perché non è giusto togliere case e attività a un carcerato che non può difendersi.


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