Mafia, confiscati beni per 9,5 milioni di euro - Live Sicilia

Maxi confisca da 9,5 milioni di euro, Dia in azione a Caltanissetta

Nel mirino un imprenditore di origini palermitane coinvolto in una famosa inchiesta

PALERMO – Maxi confisca di beni per un valore di 9,5 milioni di euro da parte della Dia all’imprenditore Giuseppe Li Pera, che negli anni Novanta era stato coinvolto nell’indagine ‘Mafia e Appalti’. Il provvedimento di primo grado, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta, riguarda un imprenditore originario di Polizzi Generosa ma da anni residente nel capoluogo nisseno.

Il patrimonio confiscato

Questi i beni confiscati: tre società, quote di partecipazioni in cinque società di capitali, sette immobili, quattro auto e 22 rapporti bancari. La confisca, che segue il sequestro effettuato nel 2020, “trae origine – si legge in una nota della Dia – da una complessa attività investigativa condotta dal Centro operativo di Caltanissetta, che ha ripercorso la carriera dell’imprenditore dalla metà degli anni ’80 ad oggi, accertandone la pericolosità sociale nonché un’ascesa economico-imprenditoriale costellata da costanti e continui rapporti intrattenuti tra Li Pera e il gotha dell’imprenditoria mafiosa”.

Chi è Li Pera

Li Pera già dal 2007, risultava condannato definitivamente per associazione mafiosa, al termine di complesso percorso giudiziario, le cui origini risalgono al 1991, nell’ambito dell’indagine del Ros nella nota inchiesta “mafia e appalti”. Secondo la ricostruzione degli investigatori Li Pera, alla fine degli anni ’80, dipendente di una grossa società del nord Italia, attiva nel settore delle grandi opere negli appalti pubblici, non soltanto si prodigò in favore di quella società per ottenere illeciti vantaggi in termini di aggiudicazione e gestione degli appalti in Sicilia ma, grazie alla sua vicinanza al contesto mafioso, ne trasse personale illecito arricchimento tramite una impresa a lui direttamente riconducibile.

Affari anche a Catania, Messina e Trapani

Una vicenda complessa e molto articolata che inizia dalla formale collaborazione con la Giustizia, a partire dal giugno 1992, seguita, successivamente, dalla cessazione del beneficio dello speciale programma di protezione su espressa rinuncia dell’imprenditore che dal 2001 inizia, tramite prestanome, la diretta gestione delle numerose società a lui riconducibili operanti in provincia di Catania, Messina e Trapani. Un impero milionario conseguito in oltre trent’anni di attività imprenditoriale e rapporti d’affari, intrattenuti anche con diversi boss mafiosi del vertice della mafia siciliana.


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