Mafia, i Nizza e il pizzo in discoteca: chieste 8 condanne NOMI

Mafia, i Nizza e il pizzo in discoteca: chieste 8 condanne NOMI

La requisitoria dei pm della Dda Lina Trovato e Alessandra Tasciotti

CATANIA – Un gruppo di ragazzi vicini alla famiglia mafiosa dei Nizza, nella discoteca ECS Dogana di Catania, aveva letteralmente messo radici. Pretendevano di fare il bello e il cattivo tempo, di entrare gratis e di non pagare neppure al bar, di minacciare chi volevano e provocare delle risse. Per la Dda di Catania sarebbe andata così.

Per questo adesso i Pm della Dda Lina Trovato e Alessandra Tasciotti hanno chiesto 60 anni di carcere per otto di quei ragazzi, che hanno età compresa fra i 22 e i 38 anni. È il filone relativo agli adulti, perché il loro leader carismatico sarebbe stato un minorenne, vicinissimo alla famiglia dei Nizza.

Tutte le richieste

Nel dettaglio al Gup Ottavio Grasso i Pm hanno chiesto 8 anni e 5 mila euro di multa per Giuseppe Caruso, Giovanni Miceli e Salvatore Alessio Naceto. Chiesti poi 9 anni 4 mesi e 6 mila euro di multa per Carmelo Christian Patanè e Gianluca Zimbone, 10 anni e 6.400 euro di multa per Maurizio Sottile.

Poi 3 anni e 4 mesi per Concetto Penna e 4 anni per Giuseppe Stabile. Dopo la requisitoria dei Pm, la parola passerà ai legali degli imputati. Si torna in aula il 9 settembre, per le arringhe dei difensori, sentenza quasi certamente in autunno. L’indagine è stata coordinata dalla Procura antimafia e condotta dal Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Piazza Dante a Catania.

Le intimidazioni

Da febbraio a giugno 2023, la discoteca sarebbe finita al centro di vari crimini. Agendo con metodo e modalità mafiose, per l’accusa, e ostentando in maniera evidente e provocatoria la loro volontà intimidatrice, avrebbero agito allo scopo di costringere i proprietari a non ribellarsi.

Lo scopo, poi, era quasi ridicolo, se si considera che si sta parlando di ragazzi vicini a un clan potente come quello dei Nizza: ottenere ingressi e consumazioni gratuite e costringere il proprietario e i suoi dipendenti a tollerare i loro comportamenti aggressivi.

La tesi dell’estorsione “ambientale”

L’ipotesi, in pratica, è quella della cosiddetta “estorsione ambientale”. Alcuni degli imputati avrebbero ingaggiato finte risse per creare disordini e pericolo per clienti e dipendenti, minacciato e percosso barman e buttafuori per estorcere entrate e consumazioni gratuite.

A un barista avrebbero detto: “Se non mi fai un cocktail giro e ti sfondo tutto”, “stai zitto altrimenti ti taglio le mani”. Un minorenne, assieme a Patanè, Penna, Sottile e Zimbone, facendo capire di essere in possesso di armi da fuoco, sarebbero i protagonisti del pestaggio. Uno dei ragazzi colpiti avrebbe preso un colpo in testa col calcio della pistola, poi una sequenza di calci e pugni dal gruppo.

“U stamu ammazzannu”

Non si sarebbero fermati neanche vedendo sanguinare copiosamente il giovane. Tutt’altro: avrebbero continuato gridando: “Ummazzamu, ummazzamu, u stamu ammazzannu!”. In questo modo la gang avrebbe spadroneggiato nel locale, costringendo il titolare e i dipendenti a cedere.


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