PALERMO – Alcune sono diventate casi mediatici, altre hanno portato ad arresti, altre ancora vengono ribaltate a più riprese: le vicende dei Comuni siciliani senza un primo cittadino sono tante e in continuo aumento, fra scioglimenti per mafia, dimissioni di sindaci indagati e guerre di ricorsi fra i ‘duellanti’ alle ultime elezioni. Che sia per questioni mafiose o politiche, gli ‘angoli’ della Sicilia senza una guida sono sempre di più, così come i cittadini che vedono svanire, per un motivo o per un altro, l’esito del voto.
Gli scioglimenti per mafia
Recentemente i riflettori sono stati puntati sul caso di Mezzojuso, nel Palermitano, trattato anche dai media nazionali: il 12 dicembre il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale e l’affidamento dell’amministrazione dell’ente a una Commissione di gestione straordinaria. “Ho appreso dagli organi di stampa della decisione del Consiglio dei ministri – aveva detto l’ormai ex sindaco Salvatore Giardina –. Mi riservo di conoscere i contenuti della relazione e le motivazioni che hanno portato a una tale decisione e valutare successivamente il da farsi. Se avessi avuto un qualsiasi motivo per ritenere di non aver svolto il mio compito in maniera assolutamente rispettosa delle leggi e delle istituzioni, non avrei esitato un attimo a dimettermi”.
Il 26 settembre era stata la volta del Comune di Misterbianco, nel Catanese, sciolto per diciotto mesi a causa di infiltrazioni mafiose; la decisione del ministro Lamorgese aveva suscitato lo sgomento del sindaco Nino Di Guardo, che si era detto “indignato” e aveva parlato di “un giorno triste per Misterbianco”. A fine ottobre il deputato alla Camera Luciano Cantone e la deputata all’Ars Jose Marano hanno incontrato i commissari straordinari per fare “il punto sulle esigenze prioritarie della comunità. Una comunità che attende legalità, efficienza e servizi. Per questa ragione – hanno assicurato i due esponenti del Movimento cinque stelle –, grazie alla disponibilità dei commissari, svolgeremo degli incontri a cadenza periodica con la commissione per un aggiornamento costante dei tanti temi legati alla vita cittadina”.
Le battaglie di ricorsi
A Siracusa tornano alla ribalta sindaco e assessori, dopo un periodo di commissariamento, ma resta tutto in gioco: Francesco Italia ha riottenuto la carica, e con lui anche i ‘suoi’ assessori. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto la sua richiesta di sospensiva dopo una sentenza del Tar di Catania che aveva disposto il ritorno al voto in 9 sezioni su 123 e l’annullamento della proclamazione a sindaco e dei consiglieri comunali. A presentare il ricorso era stato Paolo Ezechia Reale, candidato battuto da Italia. Ma come anticipato, i siracusani non possono dare per assodato il ritorno definitivo di Italia: il ricorso contro la sentenza del Tar verrà discusso il 15 gennaio 2020, come deciso dal presidente del Cga Rosanna De Nictolis. Insomma, qui il sindaco c’è. Ma è in bilico.
Senza sindaco è invece il Comune di Casteltermini, nell’Agrigentino, dov’è andato in scena un caso di ‘poltrona per due’ che però non ha giovato a nessuno dei contendenti. Inizialmente la Corte di appello di Palermo aveva dichiarato l’ineleggibilità di Gioacchino Nicastro, al quale era subentrato il candidato sconfitto Filippo Pellitteri; Nicastro però aveva fatto ricorso, chiedendo la sospensione del pronunciamento. Secondo i suoi legali, “nell’ambito della legislazione regionale l’unica conseguenza della decadenza del sindaco è l’indizione di nuove elezioni”, e “nelle more delle nuove elezioni deve essere nominato dall’assessorato regionale competente un commissario straordinario in luogo del sindaco e della giunta decaduti”. E così è stato: la Regione ha nominato Antonio Lo Presti commissario straordinario, per gestire il Comune fino a nuove elezioni. Adesso però si attende il giudizio della Cassazione.
L’inchiesta e le dimissioni
A Termini Imerese avevano fatto discutere le dimissioni del sindaco Francesco Giunta, arrivate a fine marzo dopo aver appreso di essere indagato per voto di scambio. A maggio un decreto del presidente della Regione Siciliana ha sancito la nomina di un commissario straordinario, Girolamo Di Fazio, fino alla prossima tornata elettorale. All’ex sindaco fra le altre cose era stato contestato di aver promesso, pur di ottenere voti per la candidatura alle elezioni Regionali di Salvino Caputo, anche l’affidamento del servizio di distribuzione dell’acqua nel Comune. I magistrati scrivono che per raggiungere lo scopo Giunta avrebbe turbato “il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando di gara o di altro atto equipollente”. Inoltre Giunta avrebbe promesso di affidare a una ditta il servizio comunale di riscossione dei tributi in caso di elezione, e avrebbe anche utilizzato l’auto di servizio per interessi privati. Queste le accuse, ovviamente tutte da provare nel corso di un processo. Ma intanto, il sindaco ha deciso di fare un passo indietro.
Maggioranze e sfiducie
“Motivazioni politiche”. Così Maurizio De Luca, ex sindaco di Partinico, nel Palermitano, aveva motivato le proprie dimissioni a inizio maggio. Un anno prima era stato eletto dal centrodestra unito risultando particolarmente gradito a Diventerà bellissima, ma le modifiche alla maggioranza sopraggiunte nei mesi gli avrebbero reso impossibile governare il Comune. “Sono venute meno le condizioni politiche originarie che mi avevano fatto decidere di accertare un impegno che sapevo essere gravoso ma necessario – aveva detto De Luca –; sono stato ai patti ma oggi lo scenario mi impone una decisa presa di posizione dato il clima che rende ingovernabile il difficile, necessario e improcrastinabile processo di cambiamento di cui questo comune invece necessita”. Al suo posto, a giugno, la Regione ha nominato il commissario Rosario Arena.
A ottobre il Comune di Floridia, nel Siracusano, è stato scosso da una dura invettiva del dimissionario sindaco Giovanni Limoli; oggetto del suo sfogo il vice sindaco Salvo Burgio. Rivali al primo turno di elezioni ma alleati contro Orazio Scalorino al ballottaggio, una volta entrati al palazzo comunale l’unione fra Limoli e Burgio ha iniziato a scricchiolare. Fino alla rottura definitiva: l’uscita di Burgio dall’amministrazione, con conseguente voto favorevole alla mozione di sfiducia nei confronti di Limoli. “Non lo avessi mai fatto”, aveva detto l’ex sindaco alla stampa locale commentando l’alleanza con Burgio. Anche in questo caso la Regione ha provveduto alla nomina di un commissario, Giovanni Cocco.
Le raccomandazioni e l’arresto
Nel Comune etneo di San Pietro Clarenza il commissario straordinario Domenico Percolla sostituisce il sindaco Pietro Bandieramonte, arrestato a giugno con le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti. Secondo gli inquirenti l’ex sindaco avrebbe avuto una corsia preferenziale per le raccomandazioni, una sorta di ufficio di collocamento a proprio uso e consumo: la ditta ‘tuttofare’ Progitec. All’arresto erano seguite la sospensione del diritto alla carica di sindaco da parte del prefetto di Catania e, dopo le dimissioni di Bandieramonte, la nomina del commissario. Nei giorni scorsi, invece, era finito ai domiciliari il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto. Ma in questo caso, per il commissario è ancora presto.