CATANIA. La Corte di Cassazione ha confermato la confisca della casa di Santo Strano, boss 56enne del clan Cappello al Villaggio Sant’Agata, conosciuto dagli altri mafiosi come “facci i palemmu”. I supremi giudici hanno respinto il ricorso della difesa di Strano.
Peccato che in realtà si tratti di una casa popolare e che per di più sia soggetta a pignoramento. Pignoramento o no, comunque, la confisca ora è definitiva. Oltre alla casa, sono stati confiscati degli orologi di valore. Quelli erano di Strano. L’indagine patrimoniale è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania.
La figura di Strano
Strano è ritenuto uno dei capi del pericoloso e attivissimo gruppo dei Salvo, egemone nella zona del villaggio Sant’Agata. Farebbe parte del gruppo che sarebbe stato capeggiato da Giuseppe Salvo, noto anche come “Pippu u carruzzeri”. All’inizio a Strano erano stati sequestrati anche conti correnti, carte postepay e il negozio della moglie. Ma questi beni gli sono stati restituiti.
La difesa aveva contestato tra l’altro in Cassazione l’attualità della misura, considerato che Strano è detenuto da quasi nove anni ininterrottamente e non risulta che abbia commesso reati da quando è in carcere. Anche per questo veniva contestata la misura personale.
Responsabile del gruppo
Santo “facci i palemmu”, secondo i pentiti, avrebbe “ricoperto il ruolo di responsabile del gruppo del clan Cappello operante in via della Concordia di Catania”. Avrebbe deciso “le strategia operative, l’approvvigionamento della sostanza stupefacente e le modalità del recupero illegale di ingenti crediti”.
E sarebbe stato il “trait d’union sia con il gruppo operante nei territori di Catenanuova-Centuripe-Regalbuto sia con il capo dell’organizzazione mafiosa Salvatore Cappello”. Si sarebbe rapportato con lo stesso boss Cappello.