Con l'omicidio di "Fifiddu"| inizia la scia di sangue - Live Sicilia

Con l’omicidio di “Fifiddu”| inizia la scia di sangue

Vendette, regolamenti di conti, ritorsioni e conquiste di potere. L'analisi della faida che si sta consumando all'interno del Clan Toscano Mazzaglia. (Foto Video Star)

Guerra di mafia a Biancavilla
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BIANCAVILLA – La città è quasi sotto assedio. La colonnina d’attenzione delle forze dell’ordine si è alzata e l’emorraggia di sangue sembra essersi arrestata. Solo un cerotto, però. Perché se è vero che gli ultimi tre delitti avvenuti tra Adrano e Biancavilla –  Maglia, Bivona e Gioco sono stati uccisi in meno di tre mesi, gli ultimi due in appena 48 ore – sono da ricondurre ad una faida nella criminalità locale, allora la mafia è “in attesa”. E se da una parte polizia e carabinieri presidiano il territorio per garantire ordine e sicurezza, i pm Antonino Fanara e Andrea Bonomo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, coordinati dal procuratore Salvi, lavorano a pieno regime per identificare mandanti e sicari e capire cosa si muove nel sottobosco del Clan di Biancavilla. Sulle indagini, però, non trapela uno spillo.

Non resta, dunque, che l’analisi della storia recente del Clan Toscano – Mazzaglia che ci racconta di un vertice ormai decapitato. Perchè i tre punti di riferimento della cosca di Biancavilla Giuseppe Mazzaglia, Alfredo Maglia e Vito Amoruso sono tutti fuori dai giochi. I primi due sono morti sotto una crivellata di colpi di pistola e il terzo è in carcere dalla scorsa estate, quando la Squadra Mobile gli trovò in casa un vero arsenale, con pistole cariche e pronte all’uso. Lo storico capo Placido Tomasello è condannato, invece, all’ergastolo.

E allora portiamo in ordine i fatti, almeno a livello cronologico. Era il 19 aprile del 2010 Giuseppe Mazzaglia, ritenuto il boss dell’omonima cosca e legato alla famiglia Santapaola, muore sotto i colpi di un fucile a pallettoni. Era pieno giorno, in pieno centro cittadino.” Fifiddu” Mazzaglia invece di restare a casa e rispettare gli arresti domiciliari decide di prendere la sua city car. Una scelta che si rivela fatale. Intorno alle 14 in Via Carlo Pisacane due sicari (almeno questa la ricostruzione offerta dagli inquirenti all’epoca) spararono per uccidere. Un delitto di chiaro stampo mafioso: Mazzaglia doveva essere fatto fuori, nel movente probabilmente un riassetto del potere sul territorio di Biancavilla.

Con Mazzaglia morto si creò un vuoto nel vertice che sarebbe stato occupato da Alfredo Maglia solo nel 2012  quando uscì dal carcere. Maglia era finito dietro le sbarre per l’operazione antiracket The Wall. E allora si arriva ai giorni nostri a quella notte del 28 ottobre. Un piano escogitato nei minimi dettagli, una trappola mortale per il 41enne che non ha avuto scampo. Pedinato fino a casa: è stato freddato da due sicari nel suo stesso garage ad Adrano. Ci sono delle telecamere che, forse, hanno filmato tutto. In quelle immagini in mano alla polizia potrebbe esserci il dettaglio che ha dato una direzione precisa alle delicate indagini dell’omicidio di Alfredo Maglia. Una pista che resta “rinchiusa” nel fascicolo del Pm Andrea Bonomo.

Da Maglia a Bivona, fino a Gioco. Questi i tre nomi che hanno scritto con il loro sangue questa nuova pagina di storia della mafia. Eppure ricercando nell’archivio di LiveSiciliaCatania c’è un delitto, tra quello di Mazzaglia e Maglia, di un soggetto che per gli inquirenti era strettamente legato al clan di Biancavilla. 23 dicembre 2012, appena due giorni prima di Natale: sui binari i carabinieri trovano il corpo senza vita di Roberto Ciadamidaro. Un colpo alla testa a distanza ravvicinata: una pallottola sul cranio per il 39enne con un passato giudiziario burrascoso. Era in vacanza Ciadamidaro, era tornato a Biancavilla per le feste da trascorrere in famiglia, quasi un appuntamento con la morte. Un agguato di mafia? Il suo passato è il riflesso di questa ipotesi: era stato arrestato e poi condannato in primo grado a 14 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Vulcano”. Nel 2005, inoltre, fu arrestato nell’ambito di un’operazione sul racket delle estorsioni a Paternò con Giuseppe Mazzaglia e Placido Toscano. Gli investigatori della Dda erano arrivati a Ciadamidaro, indagando sull’omicidio di Gaetano Parisi, ucciso a colpi di pistola e lupara in contrada “Rinazze”. Parisi, sotto minaccia, controllava le campagne di alcuni agricoltori che a lui avevano affidato custodia e sorveglianza in cambio di denaro.

E arriviamo al 2014: all’omicidio di Agatino Bivona, che sarebbe stato l’autista per un periodo del boss Giuseppe Mazzaglia. Il 63enne, originario di Adrano ma residente a Biancavilla, è stato assassinato appena uscito dalla palestra. Inutile la sua fuga: crivellato di colpi, finisce morto sul selciato di via Fallica. Si pensa subito ad una vendetta per l’uccisione di Maglia e la risposta arriva a due giorni di distanza: il 19enne Nicola Gioco muore sotto i colpi di una semiautomatica mentre era alla guida della sua Mercedes Classe A. Il giovane sarebbe stato un pesce piccolo del clan, sembrerebbe (strano il caso) che facesse da autista a Alfredo Maglia per i suoi spostamenti.

Regolamento di conti, dunque, dietro questa scia di sangue. Tutti gli indizi portano a pensare a una faida interna della cosca, storicamente legata a doppio filo alla famiglia Santapaola. Uno scenario, però, sin troppo evidente: con tutti i pezzettini del puzzle che si incastrano perfettamente. Ma potrebbe esserci un’altra chiave di lettura, e cioè che ci sia il piano di un clan rivale volto ad estendere il dominio nel comune di Biancavilla, approfittando della mancanza di un capo forte. Logiche che non sono rare nella criminalità organizzata per la spartizione di un territorio,  emerse anche da diverse inchieste riguardanti la mafia catanese.  Obiettivi mirati che creino tensioni interne e destabilizzino l’equilibrio della cosca rendendola più debole e, quindi, facile bersaglio.

Ci sono i tempi storici da analizzare. Nel 2010 Mazzaglia viene fatto fuori: decapitato il Clan inizia a riorganizzarsi. In pieno momento di riassetto potrebbe essere stata decisa la condanna a morte di Ciadamidaro: una nuova coltellata, forse, per ferire l’organizzazione criminale, che aveva ritrovato l’equilibrio da poco con il ritorno in libertà di Alfredo Maglia. Il colpo finale, poi, sarebbe stato assestato ad ottobre con l’agguato proprio al 31enne, delitto che potrebbe aver innescato la scintilla per creare una guerra interna al Clan di pulizia e vendetta. Se queste conclusioni fossero fondate, ma questo lo sanno solo gli inquirenti e gli investigatori che restano con le bocche cucite, gli autori e i mandanti dei delitti sarebbero da ricercare non solo tra i Toscano Mazzaglia, ma anche tra le altre famiglie catanesi.


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