PALERMO – “Questo ragazzo ha cominciato a piangere”. Umberto Guagliardo, così racconta il pentito Francesco Lombardo, le aveva prese di santa ragione: “U Scintilluni, Tonino Lauricella, ha menato Umberto Guagliardo…”. Lauricella, boss della Kalsa che tutti conoscono con l’appellativo ‘u Scintilluni, aspettava la prima occasione utile per dare una lezione a Guagliardo. O forse il pentito si confonde perché potrebbe trattarsi di Salvatore Totino Lauricella, figlio del boss della Kalsa, della famiglia di Villabate. Resta il fatto ricostruito da Lombardo: “Poi me lo ha spiegato Umberto che praticamente ha fatto delle cose senza essere autorizzato… una estorsione che aveva chiesto a stu ragazzo… dell’agenzia”.
La prima occasione utile si presentò in un luogo insolito. Insolito e controllato: “… nel carcere, mentre eravamo nella celletta che dovevamo andare al Tribunale… prima che ci fanno la perquisizione”.
Prima della perquisizione, dunque, Lauricella, che per un periodo è stato anche latitante, avrebbe picchiato Guagliardo in presenza di Lombardo, “Pietro Liga, Gino Di Salvo e altri che non ricordo”. Tutti in attesa nel 2013 di un processo che vedeva imputati boss e picciotti del mandamento di Bagheria.